L’allarme diossina e la carenza di laboratori di analisi attrezzati
Correra, ma l’Efsa esiste? Assordante il silenzio della Turco.
Il danno ormai è fatto e pure grave. Molte le misure messe in campo per fronteggiare la grave emergenza della mozzarella di bufala sia dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori), che dai Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole. Domani i ministri Turco e De Castro incontreranno i produttori di latte di bufala e derivati e gli allevatori della Campania proprio per illustrare gli interventi di vigilanza e controllo adottati dal ministero della Salute in cooperazione con la commissione Ue, che hanno evitato il blocco totale delle esportazioni di mozzarella di bufala campana a seguito dell’allarme diossina. Rassicurazioni vengono da tutte le parti come l’Istituto di Scienze dell’alimentazione Cnr di Avellino e compreso De Castro che ad una conferenza stampa mangia mozzarella.
Ma sembra che non basti a rassicurare i consumatori tanto è stato il terrore mediatico scatenato dalla vicenda.
A questo punto è lecito dubitare del lavoro svolto dagli enti preposti ai controlli.
Come mai, si domanda la Cia, i risultati di un campionamento di massa effettuato il 22 dicembre scorso dai servizi sanitari della Regione sono stati resi noti solo a marzo, mentre nel frattempo non si e’ provveduto a fare prelievi ed analisi sui singoli allevamenti?
“La gente piuttosto che vedere mangiare mozzarella in pubblico vuole dati e numeri” afferma Carlo Correra, ex magistrato nonché avvocato esperto in legislazione degli alimenti, che da napoletano non ci sta a sentire demonizzata tutta l’immagine della sua terra.
“Le autorità sanitarie non hanno saputo gestire l’allerta. E’ inimmaginabile ciò che è accaduto e la psicosi scatenata. Dobbiamo scontare un’emergenza del genere per scoprire che in Italia se c’è emergenza diossina abbiamo solo 3 laboratori attrezzati, a Teramo, Brescia e Roma? – si chiede Correra – Domani la stessa emergenza potrebbe investire parmigiano, fontina o prodotti analoghi e potremmo ritrovarci con le stesse conseguenze catastrofiche, con autorità sanitarie regionali non in grado di gestire la situazione”.
Il problema non è solo campano dunque ma la carenza di laboratori di analisi attrezzati riguarda tutte le regioni, fatta qualche eccezione. Ma in una regione come la Campania, da anni a rischio rifiuti, è inammissibile.
“Solo 3 i caseifici colpiti su 185. Sarebbe bastato dire questo sin dall’inizio – continua Correra – e che le aziende coinvolte sono state sottoposte a sequestro giudiziario cautelare. Invece si è lasciato circolare un messaggio molto confuso, con la conseguenza che anche Paesi, come la Cina dove il problema non poteva esietere neanche virtualmente, ci marciassero sopra”.
L’accusa di Correra è dura. “Penso che ci sia un piano preciso per boicottare la mozzarella di bufala e danneggiare l’immagine del settore che da anni è in costante crescita togliendo spazi di mercato a prodotti similari. Periodicamente assistiamo a campagne di terrorismo mediatico su vicende fantasiose su caseifici Dop. Stavolta si è colpito nel segno perché si è creata la psicosi favorita dall’incapacità delle autorità sanitarie di intervenire con tempestività”.
“I 3 laboratori sono intasati da foraggi, latte e mozzarella di bufala. Qualunque delinquente oggi potrebbe commercializzare prodotti pericolosi con la tranquillità di sapere che nessuno li controllerà perché i laboratori sono fagocitati dai campioni di mozzarella campana”.
“E’ venuta fuori la cialtroneria di un sistema che si riempie la bocca di Dop ma ha fallito clamorosamente sia in termini di controllo che di provvedimenti e informazione”.
Ma l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, esiste? A chiederselo è sempre Correra. “Abbiamo combattuto per avere la sede dell’Autorità a Parma ma ora non è mai intervenuta, né il Ministero della Salute ne ha chiesto l’intervento. Il silenzio della Turco è assordante. Vorrei che si indagasse per sapere da chi partano le continue aggressioni a questo settore e che interessi ci siano dietro. Non è un problema campano: se si consente che venga vilipesa l’immagine e la sicurezza di un prodotto Dop si mettono a rischio tutti i Dop del nostro Paese”.
non ho capito da dove escano fuori i soli tre laboratori attrezzati.
secondo il sito del SINAL ce ne sarebbero 11 acccreditati
http://www.sinal.it/ita/asp/Ricerca.asp
I 3 laboratori citati nell’articolo si riferiscono a quelli che in Italia possono fare controlli ufficiali per la diossina sugli alimenti. Sul sito del Sinal appaiono, ovviamente, sia quelli pubblici che quelli privati.
ho capito.
ad ogni modo credo che in Campania si stiano attrezzando, almeno stando a questo documento:
http://www.arpacampania.it/files/docs/del.2235_07.pdf
ho il dubbio però che si parli di matrici ambientali più che alimentari. comunque, per chi fosse interessato alla questione diossine-Campania c’è un resoconto piuttosto ricco dell’ARPAC a questo link:
http://www.arpacampania.it/at_cont_area2.asp?id=10