
È dello scorso ottobre la notizia relativa ad un sospetto caso di tossinfezione alimentare che si è verificato in provincia di Lecce, e che ha visto coinvolti alcuni istituti scolastici (scuole dell’infanzia ed elementari) della provincia in cui è in funzione il servizio mensa.
In totale circa 200 persone tra alunni e insegnanti hanno manifestato sintomi riconducibili ad una possibile tossinfezione alimentare dopo aver consumato il pasto all’interno della mensa scolastica: dolori addominali, vomito e diarrea.
Immediatamente il Servizio di Igiene degli Alimenti di Lecce si è attivato per far luce sull’accaduto, effettuando controlli all’interno delle mense scolastiche in questione.

Immagine puramente esplicativa, da non ricollegarsi a quanto scritto nell’articolo
A seguito delle verifiche, i primi di novembre, è stata decretata la sospensione del centro cottura in cui veniva effettuata la preparazione dei pasti.
Dalle analisi effettuate sul personale dipendente del centro, infatti, sono stati riscontrati 23 campioni positivi a Salmonella e Stafilococco aureo, microrganismi trasmissibili per via oro-fecale e responsabili di tossinfezioni alimentari.
Quindi la possibile causa di contaminazione degli alimenti, nel caso in questione, potrebbe essere stata la manipolazione degli alimenti senza la messa in atto delle opportune norme igieniche da parte di persone definite “portatori”, ossia persone che pur non manifestando i sintomi della malattia, ospitano microrganismi patogeni nelle vie aeree o nell’intestino o in ferite presenti sulle mani e li eliminano attraverso le secrezioni o le feci.
È chiaro che la prevenzione di possibili patologie a trasmissione oro‐fecale si fonda principalmente sull’adozione di semplici regole di igiene e di alcune norme comportamentali, individuali e collettive, da attuare nella gestione della fasi di manipolazione, stoccaggio e somministrazione degli alimenti per evitare la contaminazione.
Ovviamente, una persona affetta da malattie trasmissibili con gli alimenti deve informare il proprio datore di lavoro circa le proprie condizioni di salute e sarà quest’ultimo a valutare se la persona sia in condizione o meno di svolgere una mansione a contatto con gli alimenti senza mettere a rischio la salute del consumatore.
Ogni addetto alla manipolazione degli alimenti ha pertanto il dovere di consultare il proprio medico curante in caso di sintomatologia sospetta, quale ad esempio la presenza di disturbi intestinali, in quanto la tempestiva segnalazione dei casi rappresenta la modalità più efficace per attivare appropriati interventi preventivi ed evitare possibili episodi di tossinfezione alimentare.
Tra le più efficaci e semplici misure da osservare per la prevenzione delle malattie a trasmissione alimentare ci sono sicuramente la scrupolosa cura dell’igiene personale, specie delle mani, l’attenta sanificazione degli ambienti e degli utensili di lavoro, l’applicazione delle corrette norme di lavorazione per evitare possibili contaminazioni.
Resta fondamentale, inoltre, sempre nell’ottica della prevenzione, il ruolo della formazione del personale addetto alle lavorazioni al fine dell’acquisizione di corretti comportanti.
Pensando al caso ad esempio di un soggetto portatore sano di un microrganismo patogeno che può non essere a conoscenza della sua condizione di portatore, un’adeguata formazione circa il rispetto delle norme igieniche e delle buone pratiche di lavorazione diventa necessaria per fornire all’addetto gli strumenti utili per mettere in atto in maniera costruttiva ed efficace le procedure di autocontrollo aziendali e per prevenire possibili episodi di tossinfezione alimentare, garantendo ai consumatori un cibo sicuro.
È di sicuro interesse riportare l’attenzione sulle procedure messe in atto da una nota azienda statunitense di Fast Food che si è trovata in una analoga situazione (scopri di più leggendo questo articolo)
L’evento in questione ci dimostra ancora una volta quanto sia importante in primo luogo la messa in atto di procedure volte a prevenire eventi spiacevoli, come una tossinfezione alimentare, e in secondo luogo la corretta gestione dell’evento stesso per prevenire il verificarsi di ulteriori casi di malattia attraverso il tempestivo riconoscimento di un alimento contaminato o della fonte di contaminazione.
In questo modo è possibile limitare oltre ai danni di natura sanitaria, anche le possibili ripercussioni economiche ed i danni di immagine per le aziende coinvolte, considerato l’impatto che episodi del genere generano nell’opinione pubblica soprattutto nel caso in cui ad essere coinvolti sono soggetti delicati come i bambini.