Sono state 3721 le allerte comunitarie nel 2011 di cui il 16% riguardavano la presenza di micotossine negli alimenti. Di queste la maggior parte rilevate nella frutta secca e snack seguite da quelle negli alimenti per animali.
Nel 92% dei casi si trattava di presenza di aflatossine, micotossine particolarmente tossiche prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova in particolare nelle aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Le aflatossine inoltre non vengono distrutte con la cottura e nemmeno durante i processi di trasformazione e conservazione tradizionali dei cibi.
Dati però in calo dal 2009 dopo che i controlli sono diventati più efficaci con regolamenti europei che hanno aumentato i controlli verso alcuni Paesi in particolare, ossia i paesi in via di sviluppo che non hanno controlli rigidi e severi come i nostri.
Difficile la gestione del rischio provocato dalla presenza di micotossine negli alimenti che spesso possono essere a loro volta materie prime destinate alla produzione di innumerevoli prodotti finiti. A entrare nel merito della gestione del rischio è Daniela Maurizi interventuta al IV Congresso Nazionale “Le Micotossine nella Filiera Agro-Alimentare” approfondendo nello specifico gli aspetti del sistema di autocontrollo adottate dai produttori alimentari.
Le fasi di trasporto degli alimenti sono le più critiche. Fondamentale la corretta applicazione del sistema di autocontrollo nelle principali fasi del processo produttivo, HACCP. Verifiche che non possono prescindere dalle valutazioni sulla qualifica e affidabilità del fornitore e delle materie prime utilizzate.