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In Italia l’8% della popolazione segue un regime alimentare “plant based”.

Questo significa che all’incirca 4,8 milioni di italiani hanno scelto un modello alimentare vegetariano o vegano, ossia hanno deciso di eliminare, in parte o completamente, gli alimenti di origine animale dalla propria tavola.

Ma il consumatore che decide di acquistare questi prodotto ad un costo spesso maggiore  rispetto agli altri presenti sul mercato, perché riconosce loro un valore aggiunto, come può essere sicuro che il prodotto sia effettivamente vegano o biologico?

È sufficiente che l’etichetta riporti la scritta Bio o Vegan?

Trovi una risposta esaustiva a questa e ad altre domande nel nostro nuovo libro “Prodotti vegan, vegetariani e da agricoltura biologica”

 

copertina-libro- vegan e bio

 

Nonostante la diffusione del fenomeno, le persone che si sono orientate verso una scelta vegana/vegetariana incontrano ancora molte difficoltà quando consumano pasti fuori casa e nell’acquisto di nei supermercati.

Al momento, infatti, non esiste normativa che disciplini il settore della produzione vegana/vegetariana e non è neanche presente una definizione di legge che permetta di definire in maniera univoca questi tipi di prodotti.

Questo vuoto normativo crea non poche difficoltà ai consumatori, che faticano a reperire le informazioni necessarie per compiere una scelta consapevole e adeguata alle proprie particolari esigenze nutrizionali ed etiche.

Anche nell’acquisto di prodotti che riportano il “claim” vegano o vegetariano, il consumatore spesso non si sente sufficientemente tutelato proprio perché al momento non è disponibile una normativa che regolamenti la produzione, l’etichettatura, la commercializzazione e somministrazione di tali prodotti e le relative attività di vigilanza e di controllo.

La produzione di alimenti da agricoltura biologica, al contrario, risulta normata in maniera dettagliata da una normativa europea e nazionale in continuo aggiornamento.

Ad oggi, a livello europeo la materia è regolamentata dal Reg. CE 834/2007 e s.m.i. “Relativo alla produzione biologica e all’ etichettatura dei prodotti biologici ” e dal suo regolamento applicativo, il Reg. CE 889/2008 e s.m.i.

Questi regolamenti descrivono le caratteristiche delle materie prime e dei mezzi tecnologici che possono essere utilizzati per la produzione biologica, stabiliscono le modalità di etichettatura e le regole per l’importazione da Paesi Terzi, definiscono il funzionamento del sistema di controllo.

 

agricoltura-biologica

 

Oltre a ciò affrontano alcuni argomenti di particolare rilevanza, quale la contaminazione da OGM, e definiscono i comportamenti da adottare nel periodo di conversione, cioè quel periodo che intercorre tra la notifica alle autorità di avvio della produzione con metodo biologico e il raggiungimento dei requisiti temporali minimi dall’avvio stesso del metodo.

Un’azienda agroalimentare che intenda produrre alimenti biologici, per ottenere tale certificazione, deve sottoporsi ad un processo iniziale di verifica e, in caso di parere favorevole, a successivi periodici controlli che attestino la conformità alle disposizioni contenute nella normativa che disciplina il settore.

I controlli sono effettuati da Organismi di Controllo autorizzati dall’Autorità Competente (MiPAAF), che le aziende stesse hanno facoltà di scegliere, e sono volti ad accertare l’idoneità e la completezza della documentazione presente in azienda, la rintracciabilità del processo produttivo e il bilancio di massa.

Gli Organismi di Controllo sono poi a loro volta soggetti a verifiche da parte del MiPAAF tese ad accertare l’indipendenza, oggettività ed efficacia dei controlli effettuati.

Nonostante gli stretti controlli, il sistema non è, purtroppo, infallibile.

Come messo in evidenza dalla nota trasmissione televisiva Report, anche in questo settore non mancano le possibili truffe, soprattutto a causa dell’entità del giro di affari coinvolto.

Ovviamente la notizia della presenza di “finti prodotti bio” sul mercato può minare la credibilità del settore dei prodotti biologici e creare un clima di insicurezza e scarsa fiducia nel consumatore, ma è doveroso tenere presente che a fronte di possibili frodi, tante e più numerose sono le aziende che lavorano seriamente e altrettanti gli enti di certificazione che effettuano controlli severi e rigorosi per attestare la rispondenza delle produzioni alla normativa del settore e tutelare gli interessi e le scelte dei consumatori.

 

falsi prodotti bio

 

A questo punto è legittimo chiedersi:  ma se le truffe si verificano nel settore biologico dove esiste una normativa che regolamenta la produzione, cosa succede allora nel settore vegano/ vegetariano dove invece la normativa è assente?

In questo settore il vuoto normativo è in parte colmato dall’esistenza di diverse certificazioni Vegane o Vegetariane, aventi ciascuna un proprio disciplinare di produzione, che le aziende sono tenute ad osservare per l’ottenimento del marchio di riconoscimento Vegan o Vegetariano.

L’iter certificativo quindi varia a seconda dello specifico marchio di riconoscimento scelto dall’azienda.

La presenza di questi sistemi di certificazione volontari volti ad accertare la rispondenza dei prodotti alimentari alle richieste dei consumatori vegani/vegetariani offre un sostegno importante alla produzione e alla commercializzazione di questa tipologia di prodotti, garantendo produzioni rispondenti alla scelta etica del consumatore e facilmente identificabili.

È tuttavia auspicabile che anche il settore delle produzioni vegetariane/vegane sia disciplinato parimenti al settore biologico, perché la presenza di uno schema normativo, e di un relativo sistema di vigilanza, unico e comune permetterebbe alle aziende produttrici di dimostrare la conformità dei propri prodotti a requisiti vegani e vegetariani univoci, e allo stesso tempo aumenterebbe il grado di fiducia e di tutela dei consumatori, anche attraverso la fornitura di informazioni chiare e trasparenti circa l’idoneità e la rispondenza dell’alimento alla propria filosofia di vita.

 

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