Skip to main content

Campionamento dei rifiuti : gli adempimenti

By 16 Maggio 2016Sicurezza Ambientale6 min read
classificazione dei rifiuti

Durante il 2015 sono entrate in vigore diverse nuove normative a modifica della regolamentazione nel campo dei rifiuti.

A seguito delle modifiche apportate dalle nuove normative, rimangono inalterati i principi di base della classificazione.

Il produttore di un rifiuto è sempre il responsabile della sua corretta classificazione e dell’attribuzione del codice CER, discendendo tale attività in primo luogo, dalla corretta conoscenza del processo produttivo.

Classificazione dei rifiuti

Come è noto, nell’attività di classificazione, i rifiuti che si possono incontrare possono essere suddivisi sostanzialmente in 3 tipologie:

  1. non pericolosi,
  2. pericolosi
  3. rifiuti con codici speculari, pericolosi o non pericolosi.

I primi (rifiuti non pericolosi) sono quei rifiuti per i quali, dato il processo che li ha generati, si può ritenere che siano da considerarsi  non pericolosi.

Alcuni rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani, come la carta e cartone, il vetro o la plastica possono sicuramente rappresentare un valido esempio di questa tipologia di rifiuti: senza bisogno di sottoporli ad alcuna analisi chimica è logico stabilire che gli stessi siano comunque sempre non pericolosi e per questo la Decisione della Commissione 2014/955/UE li contempla nell’elenco dei rifiuti soltanto come rifiuti non pericolosi.

Valutata un’attenta analisi merceologica del rifiuto,  la correttezza dell’attribuzione di un determinato CER, non è necessaria nessuna caratterizzazione chimica.

I rifiuti cosiddetti pericolosi assoluti, noto il processo che li ha originati o la loro natura, si configurano solamente come rifiuti pericolosi.

Se prendiamo per esempio le Batterie al piombo, la tipologia di rifiuto compare nell’elenco  dei codici CER  soltanto come rifiuto pericoloso, poiché la composizione tipica delle batterie comporta sicuramente la presenza di  concentrazioni di piombo e di acido rilevanti al fine di una corretta classificazione del rifiuto).

Rispetto ai rifiuti non pericolosi però, per questi raramente si può fare a meno di effettuare anche una analisi di caratterizzazione. Se è vero infatti che la caratteristica di rifiuto pericoloso è già stabilita dalla natura dello stesso o dal processo che l’ha generato, ad esso è necessario anche attribuire le caratteristiche di pericolo mediante le cosiddette frasi di rischio HP.

frasi-rischio-hp-rifiuti

E’ invece fondamentale l’analisi chimica e chimico-fisica per quei rifiuti cosiddetti “a specchio”.

Per questi rifiuti la pericolosità o meno non è definibile a priori, poiché i processi produttivi che li generano possono in realtà avere come esito delle miscele più o meno cariche di inquinanti.

Si definiscono “a specchio” poiché per gli stessi è sempre presente una coppia di codici, una pericolosa e l’altra non pericolosa.

Per tali rifiuti quindi la pericolosità viene attribuita o meno basandosi sul confronto delle concentrazioni degli inquinanti in essi contenuti con i valori soglia stabiliti dal Regolamento (UE) 1357/2014.

In molti casi è necessario quindi procedere con delle analisi di caratterizzazione.

 

Analisi di caratterizzazione dei rifiuti

 

Tali attività, affinché possano fornire risultati attendibili, devono essere condotte seguendo metodi di analisi, e ancora prima di campionamento, ufficiali e standardizzati. L’utilizzo di metodi di prova diversi può infatti portare ad avere risultati analitici talvolta anche molto differenti.

classificazione e campionamento dei rifiutiMaggiore può essere la variabilità correlata ad un campionamento effettuato in modo non corretto. I rifiuti possono presentarsi in maggior parte in modo piuttosto eterogeneo.

In questo caso la corretta modalità di campionamento atta a definire una porzione di materia il più possibile rappresentativa della natura media del rifiuto diventa fondamentale.

Il riferimento comunemente utilizzato per il campionamento, peraltro ufficialmente richiamato nel Decreto 24 Giugno 2015 per il conferimento dei rifiuti in discarica, è la norma UNI 10802:2013.

Tale norma ha come titolo “Campionamento manuale, preparazione del campione ed analisi degli eluati”.

In essa vengono descritte dettagliatamente attività fondamentali, quali la definizione di un piano di campionamento, le tecniche di campionamento le modalità di conservazione dei campioni, le procedure di riduzione dimensionali, la documentazione per la rintracciabilità delle operazioni di campionamento, le procedure di riduzione delle dimensioni dei campioni per le analisi di laboratorio.

Sono infine descritti i procedimenti di preparazione ed analisi degli eluati che, in caso di conferimento in discarica o di recupero costituisce un test per la valutazione di conformità.

Certamente utile è la preparazione del piano di campionamento a cui si fa riferimento nella norma UNI EN 14899:2005Caratterizzazione dei rifiuti – Campionamento dei rifiuti – Schema quadro di riferimento per la preparazione e l’applicazione di un piano di campionamento”.

 

Modalità di campionamento dei rifiuti

 

In generale la prima fase del processo prevede da parte di una figura responsabile l’identificazione delle parti interessate ai risultati del campionamento per poter avere ben chiaro l’obiettivo del programma di prova.

Tali indicazioni devono essere registrate sul piano di campionamento. L’obiettivo determina il livello di informazioni necessarie e l’affidabilità dei risultati del campionamento.

Gli obiettivi tecnici comprendono la popolazione, la scala, il livello di confidenza, la definizione dei rifiuti da campionare, i costituenti da determinare, i tempi e il luogo del campionamento. Buona parte di queste informazioni costituiscono i dati di ingresso al piano di campionamento.

Altri, come la scala, il livello di confidenza, si traducono in termini operativi come per esempio il tipo di campionamento, il numero di incrementi necessari per ottenere il campione medio composito, le quantità, i punti di campionamento.

Maggiore è il numero di incrementi, ovvero di porzioni individuali di materia utilizzati per la formazione del campione composito, maggiore lo stesso potrà ritenersi rappresentativo.

Tipicamente per campioni solidi ciò avviene mediante operazioni così dette di quartatura mentre per campioni liquidi la raccolta degli incrementi può avvenire in vari modi, prelevando da più profondità di una vasca per esempio, o da diversi fusti di stoccaggio o in caso di un flusso continuo prodotto prelevando ad intervalli temporali diversi.

L’uso di documentazione fotografica è molto utile e consigliabile, anzi in alcuni casi fondamentale per chiarire delle scelte operative o a volte l’impossibilità di procedere ad un campionamento.

trasporto dei rifiutiAnche le modalità di trasporto e conservazione dei campioni è importante siano definite, in quanto diversi parametri possono essere alterati se non si utilizzano accorgimenti adeguati affinché non si verifichino perdite o degradazione degli stessi.

Vista l’importanza che la fase di campionamento riveste nella corretta riuscita dell’analisi di caratterizzazione meglio è se il laboratorio incaricato per la stessa esegue anche il campionamento del rifiuto.

Solitamente un laboratorio con adeguata competenza tecnica utilizza procedure normate sia per la parte di analisi che per la parte di prelievo delle diverse matrici ed è in grado di dimostrare la necessaria preparazione e formazione continua del proprio personale.

Per quanto riguarda i metodi di prova è consigliabile richiedere sempre metodi ufficiali, solitamente afferibili agli enti di standardizzazione UNI, ISO o anche IRSA CNR.

In alcuni casi è la normativa stessa che ci fornisce delle indicazioni ben dettagliate riguardo al metodo da utilizzare o riguardo ad alcuni particolari analitici che potrebbero essere soggetti ad interpretazioni.

Importanza del laboratorio di analisi

 

Noto il ruolo strategico che riveste l’esito dei campionamento risulta avere sempre più importanza affidarsi a laboratori accreditati.

Poiché l’accreditamento è riferito tanto al laboratorio che alle singole prove è bene dunque verificare che il laboratorio scelto sia accreditato sul sito istituzionale ACCREDIA e siano accreditate anche le relative prove che si intendono eseguire.

L’ accreditamento del laboratorio di analisi, secondo lo schema ISO/IEC 17025:2005 da parte dell’Ente di riferimento (Accredia), costituisce il riconoscimento formale della competenza tecnica del laboratorio, conferendo:

  • Garanzie sulla catena metrologica adottata e quindi dei dati;
  • Inconfutabilità dei risultati;
  • Buona fede dal punto di vista giuridico;
  • Certezza della prova.

Aspetti, quelli sopra, che consentono di “difendersi” nei casi di contenzioso mosso da parte di Enti, Committenti, privati e quindi elevare la tutela dell’azienda e delle figure di vertice di questa.

 

 

Richiedi una consulenza

Leave a Reply

Richiedi una consulenza
icona-preventivo

Thank you for your upload