
Il comune di Roma dichiara guerra alle famigerate canne fumarie a carboni attivi che potrebbero nuocere alla salute dei lavoratori ed inquinare l’ambiente interno ed esterno.
Sono già arrivate le prime chiusure disposte dalla ASL per esercizi pubblici del centro storico che esercitano attività di ristorazione “a caldo” sprovvisti di canna fumaria tradizionale, come quello della terrazza Barberini dove è stato denunciato il proprietario per utilizzo di canna fumaria con il metodo “scrub” e quindi non idonea.
Inoltre sono state rilevate anche frodi in commercio perché sul menù non era indicato se i cibi fossero o meno surgelati.
E’ una delibera dello scorso 25 Marzo del primo Municipio diretta ai locali del centro storico che vieta all’ufficio Attività produttive di accettare l’avvio di nuove attività di somministrazione “a caldo” che siano sprovviste di canna fumaria tradizionale esterna all’edificio con sbocco dei fumi sul tetto e quindi di chiudere quelle attività che sono fornite di canne fumarie a carboni attivi.
Situazione che penalizza almeno metà dei locali romani del centro storico che sarebbero fuorilegge secondo la Asl perché lavorano con canne fumarie a carboni attivi, cosiddetti “scrubber”, impianti alternativi che per la Asl erano regolari secondo una legge regionale del 2009 che aveva sdoganato le canne fumarie alternative imponendo però ai comuni di prevedere un regolamento per dettarne l’utilizzo corretto.
Roma non ha fatto mai nulla e per questo la Asl con lettera inviata al comune il 9 marzo scorso ha precisato che l’adozione di impianti alternativi alle canne fumarie è da ritenersi irregolare.
È prevista per Settembre la firma di un protocollo d’intesa tra la Asl RmA e le associazioni di categoria: l’obiettivo è quello di limitare la discrezionalità, spesso molto ampia, degli ispettori ASL stabilendo una linea comune.
Ristoratori del centro storico e associazioni di categoria sono in attesa della definizione di una normativa univoca in materia a tutela del commercio e della salute di lavoratori e residenti.
Una esigenza sentita anche per combattere l’abusivismo e la necessità di dare una regolamentazione agli “home restaurant” per inquadrare questo fenomeno presente ormai in maniera evidente a Roma.
Associazioni di categoria: “Stop alle multe a tappeto e alla chiusura dei locali con canne fumarie a carboni attivi.”
Associazione Esercenti e Fiepet – Confesercenti si schierano a sostegno dell’utilizzo di queste apparecchiature alternative solo dove strettamente necessario alla prosecuzione dell’attività commerciale e con controlli stringenti che siano intransigenti per quanto riguarda la manutenzione.
Quella delle canne fumarie è una situazione che non può essere risolta soltanto con le multe e la chiusura dei locali che andrebbe a penalizzare molte attività.
Occorre prevedere, dicono le associazioni di categoria, un piano che possa permettere alle attività che oggi si trovano “irregolari” di potersi adeguare senza compromettere irreversibilmente il proprio lavoro.
Perché adottare canne fumarie alternative a quelle tradizionali?
Innanzitutto la scelta del metodo da usare per abbattere fumi e odori è dettata dai costi in quanto per una canna fumaria a carboni attivi si può spendere sui 1.500 euro contro gli oltre 20mila per un sistema tradizionale che prevede una canna fumaria di un certo diametro che arrivi fino alla sommità del tetto superando di un metro il tetto più vicino.
Inoltre ottenere i permessi per fare passare una canna fumaria tradizionale nel proprio condominio o per l’autorizzazione della sovraintendenza nel caso di locali del centro storico non è semplice.
C’è da sapere comunque che questi sistemi, sia tradizionali che alternativi, non impediscono la fuoriuscita di emissioni e che per quanto riguarda le emissioni dalle cappe a carboni attivi se gli stessi non vengono usati in maniera corretta, cambiando regolarmente i filtri, possono diventare rischiose per la salute del personale.