
Il disagio microclimatico è una delle principali problematiche riportate dai lavoratori all’interno degli uffici. Si tratta di un problema di difficile soluzione, in quanto il comfort termo-igrometrico dipende da molti fattori che agiscono in maniera sinergica sulla percezione individuale e sul senso di benessere personale.
Sebbene esistano norme tecniche e regolamenti che stabiliscono dei precisi intervalli di temperatura, umidità, velocità dell’aria entro cui il clima degli ambienti deve rientrare, non è raro che i Datori di Lavoro e i loro referenti in azienda si trovino a dover gestire lamentele, talvolta anche contrastanti, dovute alla percezione che ogni lavoratore ha del microclima.
Esistono tuttavia dei valori e delle metodologie che si avvicinano molto all’obiettivo principale che è quello di rendere un ambiente di lavoro percepito confortevole a livello di benessere microclimatico.
S = M – W ± CRES ± ERES ± K ± C ± R – E |
Per comprendere al dinamica del fenomeno bisogna prendere in analisi la formula che calcola il bilancio energetico sul corpo umano, espressa in energia per unità di tempo, che è:
nella quale:
M potenza termica prodotta dai processi metabolici (nelle più recenti normative viene usato il termine “metabolismo energetico”);
W potenza meccanica impegnata per compiere lavoro meccanico;
CRES potenza termica scambiata nella respirazione per convezione;
ERES potenza termica scambiata nella respirazione per evaporazione;
K potenza termica scambiata per conduzione;
C potenza termica scambiata per convezione;
R potenza termica scambiata per irraggiamento;
E potenza termica ceduta per evaporazione (traspirazione e sudorazione);
S differenza tra la potenza termica acquisita e dissipata dal corpo umano.
I termini CRES, ERES, K, C, R compaiono nella formula con il segno + se nello scambio termico nell’ambiente di lavoro si ha guadagno netto di energia, e viceversa sono preceduti dal segno – se si ha perdita netta di energia.
La soggettività della percezione del microclima è data principalmente dal fatto che ogni individuo ha un proprio metabolismo energetico basale leggermente differente e perciò il bilancio energetico risulta diverso anche a parità di condizioni nel luogo di lavoro.
Per gestire questo rischio, che rientra a pieno titolo tra i rischi obbligatori da valutare negli ambienti di lavoro1, si può andare a calcolare un indice che mira ad individuare le condizioni microclimatiche in cui ci sia il maggior numero possibile di soddisfatti in un ambiente di lavoro. L’indice in questione è detto PMV (Predicted Mean Vote) di Fanger ed è un indice che predice la sensazione termica soggettiva valutandola su una scala a 7 valori (da +3 “molto caldo” a -3 “molto freddo”) espressa da soggetti esposti alle stesse condizioni microclimatiche. Più nel dettaglio la norma tecnica UNI EN ISO 7730:2006 propone, per il mantenimento del confort termico, valori di PMV compresi tra +0,5 e -0,5 e le correla a un altro indice, il PPD (predicted percentage of disatisfied) che esprime, in percentuale, la predizione sulle persone insoddisfatte (in quanto si stima che, anche con un PMV=0, esisterà sempre una percentuale di persone insoddisfatte del 5% di cui la metà ha caldo e l’altra metà sente freddo).
Alla luce di una valutazione approfondita, nei luoghi di lavoro la percentuale di insoddisfatti ritenuta accettabile è del 10% (valore di PMV tra +0,5 e -0,5).
L’individuazione dell’indice è legata alla valutazione di parametri tecnici presenti nei luoghi di lavoro, per cercare di ricondurre a dei valori numerici oggettivi situazioni che sono inevitabilmente influenzate dalla percezione individuale, e più precisamente si va a misurare, con una strumentazione adeguata e correttamente tarata, i seguenti parametri:
Parametri | Quantità | Simbolo | Unità di misura |
FISICI | temperatura dell’aria | ta | °C o K |
temperatura media radiante | tr | °C o K | |
pressione parziale del vapore acqueo | pa | Pa (1 Pa = 1 N/m2) | |
velocità relativa dell’aria | va | m/s | |
INDIVIDUALI | attività metabolica (ovvero dispendio metabolico ovvero metabolismo energetico) | M | W/m2 o met (1 met = 58,2 W/m2) pari a 104,8 W per la superficie corporea standard di un individuo adulto (1,8 m2) |
isolamento termico del vestiario | Icl | m2K/W o clo (1 clo = 0,155 m2K/W) |
Le normative stabiliscono che durante il funzionamento dell’impianto di climatizzazione invernale, la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare, non deve superare: a) 18°C + 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili; b) 20°C + 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici.2. Durante il funzionamento dell’impianto di climatizzazione estiva, la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti raffrescati di ciascuna unità immobiliare, non deve essere minore di 26°C – 2°C di tolleranza per tutti gli edifici
Condizioni microclimatiche ottimali | |||
Stagione | Temperatura dell’aria (T) | Umidità Relativa (UR) | Velocità dell’aria(V) |
Inverno* | 19-22°C | 40-50% | 0,01- 0,1 m/s |
Estate* | 24-26°C | 50-60% | 0,1-0,2 m/s |
Gli uffici sono considerati ambienti di lavoro caratterizzati da microclima “moderato”, per cui in linea di principio a basso rischio di gravi conseguenze per la salute dei lavoratori che si trovano al suo interno. Questo, tuttavia, non significa che non sia probabile riscontrare situazioni di discomfort termoigrometro superiori ai valori sopracitati, anzi più spesso accade il contrario. La progettazione degli uffici, soprattutto nelle strutture moderne, caratterizzate da ampie pareti vetrate e disposizione delle postazioni in modalità “open-space”, rende sempre più diffuso il disagio microclimatico tra i lavoratori.
Molti datori di lavoro vengono quindi coinvolti in situazioni di malcontento, per le quali la ricerca di una soluzione risulta essere spesso un’impresa ardua, ma che non devono essere assolutamente ignorate, trattandosi di un rischio rientrante nella sfera di applicazione del Decreto Legislativo 81/2008.
Questa valutazione, inoltre, è molto importante, poiché una errata gestione del clima degli ambienti lavorativi può avere un impatto negativo sia sulla salute fisica che sul benessere psicologico dei lavoratori e sia sulla produttività in termini di quantità e qualità.
Una corretta valutazione può essere svolta solamente con strumenti certificati e tarati periodicamente in grado di determinare oggettivamente e con precisione le condizioni operative e consentire di stimare il rischio per i lavoratori derivante dalle condizioni microclimatiche, in relazione all’attività svolta.
Le soluzioni da adottare per evitare una scorretta temperatura ambientale e garantire un confort microclimatico (tipicamente compreso tra 17-21 °C in inverno e 19-23 °C in estate) sono:
- Garantire un buon isolamento termico dell’ambiente
- Adottare sistemi di apertura e chiusura dei portoni che riducano al minimo gli scambi termici tra esterno e interno e progettare zone di transizione termica
- Predisporre un adeguato impianto di condizionamento/riscaldamento e formare il personale sul corretto utilizzo
- Evitare eccessi di superfice vetrate che aumentano l’irraggiamento d’estate e la dispersione termica d’inverno
- Posizionare le postazioni di lavoro tenendo conto dei punti termici particolari all’interno dell’ambiente
Note:
1D.lgs. 81/2008 contiene disposizioni in due parti distinte:
- nell’Allegato IV punto 9 il microclima viene considerato come requisito di salute e sicurezza, sottolineando la necessità di “adeguatezza” della temperatura, dell’umidità, e della velocità dell’aria nonché la relazione tra questi parametri ed i metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori in un’ottica di massimizzazione del comfort
- nel Titolo VIII il microclima viene invece considerato come uno degli agenti fisici che possono comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Qui sottolinea l’urgenza di intervento mirato alla minimizzazione e ove possibile alla eliminazione del rischio laddove il microclima impatta sulla salute del lavoratore
Bibliografia
- ACGIH: Treshold Limit Value, Anno 1994-95
- Carmine Melino (1992) Lineamenti di Igiene del Lavoro, Società Editrice Universo, Roma
- Luigi Ambrosi, (1998) Vito Foà Medicina del Lavoro, UTET
- DPR 19 marzo 1956 art.10
- lgs. 19 Settembre 1994 n. 626 art.33
- lgs. 09 Aprile n° 81 del 2008
- ISO Standard 7730, Moderate thermal environmets, Genere 1985
- Fanger P.O., Thermal comfort, Robert E. Krieger, Florida 1982
- INAIL – La valutazione del microclima 2018
- DPR 16 aprile 2013, n. 74