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Come leggere le etichette alimentari

By 22 Gennaio 2016Agosto 1st, 2022Sicurezza Alimentare3 min read
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L’importanza delle etichette alimentari raccontata agli studenti

Oggi, Daniela Maurizi, Amministratore Delegato del Gruppo Maurizi, si è divertita insieme ai ragazzi delle classi di medie e Liceo dell’Highlands Institute di Roma, a svelare le 10 regole del Regolamento UE 1169/2011, mostrando esempi e casi pratici di aziende sanzionate dalle Autorità perché troppo “furbe” nello scrivere le etichette dei loro prodotti.

Soprattutto dei prodotti destinati agli adolescenti! Una nota marca è arrivata a paragonare le patatine fritte alla mela: rivolgendosi ai genitori, scriveva sulla confezione che “25 grammi di prodotto hanno addirittura lo stesso valore nutritivo di una mela di 100g”. In seguito l’azienda è stata sanzionata proprio per questo motivo.

Dei prodotti per adolescenti, come merendine, bibite e snacks, spesso è anche la denominazione stessa dell’alimento ad essere troppo generica: per attirare e invogliare all’acquisto. In realtà non sempre c’è chiarezza: il nome di un prodotto può essere di fantasia, mentre la denominazione di vendita può essere definita per legge o deve descrivere la natura del prodotto. “Prodotto dolciario da forno”, o “merenda con farcitura al latte” sono solo due esempi di denominazione di vendita.  Il produttore deve infatti utilizzare la denominazione prescritta dall’Unione o dalle disposizioni legislative nazionali, o una denominazione descrittiva, con questa intendendo una descrizione dell’alimento o, se necessario, del suo uso.

Etichette alimentari, queste sconosciute

“Quanti di voi leggono le etichette?”

 

Se anche voi, come gli studenti, siete tentati di chiedere la domanda di riserva, è consigliabile abituarsi a stare attenti alle etichette alimentari.  Le etichette contengono molte informazioni importanti anche se a volte le aziende cercano modi accattivanti per comunicare con il consumatore e invogliarlo all’acqusito.

Capita infatti che sugli scaffali si trovino prodotti dalle scritte invitanti, con promesse di apporti vitaminici, calcio o fibre, accompagnati da slogan quali: “Realizzato in collaborazione con l’istituto…”, “Contiene il 50% della razione giornaliera raccomandata di…” e numerosi altri esempi.

 

Per legge, le informazioni fornite sulle etichette o nelle pubblicità:

  1. non devono indurre in errore il consumatore (vantando proprietà che non possiedono, caratteristiche comuni vendute come uniche…)
  2. non devono essere ambigue né confuse,
  3. devono essere basate su dati scientifici (quindi devono essere dimostrabili)

Ben vengano quindi le informazioni volontarie sui prodotti, cioè le informazioni inserite in aggiunta a quelle richieste dalla legge, ma con criterio.

L’interesse, e la fame, degli studenti sono stati poi stimolati quando la Dottoressa Maurizi ha citato le norme legate alla composizione del cioccolato. Il D.Lgs 178/2003 infatti, ha stabilito quali devono essere le percentuali di cacao e burro affinché il cioccolato possa effettivamente essere considerato cioccolato, cioccolato bianco o cioccolato al latte.

Questa, e le altre regole e indicazioni che hanno scatenato le domande dei ragazzi, nel video in uscita nella nostra rassegna stampa e sulle nostre pagine social.

 

 

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