E’ terminata con la condanna a 4 mesi di reclusione e 6 mila euro di multa (con la concessione della sospensione condizionale) la vicenda di un imprenditore dell’agro nocerino-sarnese che aveva trasformato e commercializzato come italiano del concentrato di pomodoro importato dalla Cina etichettandolo “Made in Italy”.
Soddisfazione è stata espressa dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania “per l’efficace intervento della Magistratura che finalmente ha fatto chiarezza sulla pratica scorretta di etichettare come prodotto italiano il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina.
È di fondamentale importanza, infatti, tutelare i consumatori da comportamenti scorretti e difendere la corrispondenza del marchio ‘Made in Italy’ con prodotti di qualità presenti sul mercato italiano come su quelli internazionali. Per questo voglio esprimere il mio plauso all’azione svolta dai Nuclei Antifrodi Carabinieri che, anche in questa circostanza, hanno evidenziato competenza e attenzione nella tutela della legalità e della qualità alimentare”.
Si tratta di una importante industria conserviera e il fatto risale al 2010 quando, in seguito alle indagini condotte dai Nuclei Antifrodi Carabinieri del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane, la magistratura aveva disposto il sequestro preventivo di oltre 500 tonnellate di prodotto con etichettatura fuorviante.
Alla condanna si è arrivati in quanto, secondo il parere tecnico del prof. Paolo Masi, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, “il processo di lavorazione effettuato in Italia non consente di etichettare come produzione italiana il concentrato di pomodoro di provenienza cinese”.
Con questa motivazione è stata smontata la difesa dell’imprenditore secondo cui il processo di lavorazione cui il prodotto era stato sottoposto in Italia (pastorizzazione e aggiunta di acqua e sale) era da considerarsi – secondo la normativa doganale – “lavorazione sostanziale”, tanto da consentire di commercializzarlo come “doppio concentrato di pomodoro prodotto in Italia”.
L’indicazione “Made in Italy” in etichetta ovviamente avrebbe reso la commercializzazione del prodotto, all’estero soprattutto, molto più accattivante.
Negli ultimi due anni l’attività di controllo dei flussi import-export ha portato al sequestro di oltre 15 mila tonnellate di prodotti irregolari.