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È l’ora del pane viola

By 14 Aprile 2016Sicurezza Alimentare3 min read
pane viola

Dopo il pane nero, ecco un altro colore. Nuovo alimento, stessi problemi.

“Ecco il pane viola, un alimento sano con proprietà antinfiammatorie e antiossidanti”

“Buono e salutare, ecco il pane viola”

“è arrivato il pane viola. Ecco perché fa bene”

Questi sono solo alcuni dei titoli che è possibile trovare in questi giorni su diversi siti web, più o meno specializzati in fatto di alimentazione.

pane-violaViene dato grande risalto alle proprietà benefiche di questo pane, con particolare riferimento alle sue migliori proprietà digestive, che lo renderebbero adatto anche ai diabetici per il fatto di rallentare la trasformazione di amidi in zuccheri.

L’effetto benefico sembra attribuito ad una classe di pigmenti, gli antociani (o antocianine) naturalmente presenti in natura e facenti parte della famiglia dei flavonoidi, responsabili del colore rosso e viola di molti vegetali.

Purtroppo, come spesso accade sulla scia di qualsiasi “novità”, si rischia con molta facilità di fornire al consumatore un’informazione inesatta o solo parziale.

La creazione di questo nuovo alimento viene infatti accostata da qualcuno a proprietà benefiche, senza però approfondire forse a sufficienza l’argomento. Se è vero infatti, come sostenuto da molti studiosi, che gli antociani aiutano a prevenire malattie cardiovascolari o addirittura il cancro, discorso diverso deve necessariamente essere fatto per un alimento al quale gli antociani sono aggiunti come ingrediente.

Pane viola, messaggi pubblicitari “poco chiari”…

Vale la pena ricordare che, secondo il Reg. U.E. 1169/11 “…le informazioni sugli alimenti non attribuiscono a tali prodotti la proprietà di prevenire, trattare o guarire una malattia umana né fanno riferimento a tali proprietà”.  

Il rischio quindi  è di assistere al proliferare di una serie di messaggi altamente fuorvianti per il consumatore che potrebbe trovarsi di fronte, come già successo nell’ormai famigerato caso del pane nero, a messaggi pubblicitari che promettono effetti benefici, ma purtroppo del tutto inammissibili da un punto di vista normativo.

Senza considerare poi che, per quanto riguarda qualsiasi “claim” che voglia accompagnare un alimento, esiste un organismo deputato al loro controllo e approvazione. Naturalmente parliamo dell’EFSA, che periodicamente esamina e autorizza (o respinge) richieste di claims legati agli alimenti, in base astudi scientifici accurati.

Attualmente non esistono claims autorizzati relativi agli antociani, tanto meno relativi ai flavonoidi, per i quali anzi sono stati sottoposti nel corso degli anni almeno 30 pareri che sono stati tutti respinti.

Senza contare poi che, per quanto pigmenti naturali, gli antociani sono comunque un colorante alimentare (E 163) e come tale sono soggetti alla legislazione europea di riferimento, cioè il Reg. CE 1333/08, che non ne consente l’utilizzo come ingrediente nella composizione del pane.

pane-viola-fa-bene?

Dunque, in attesa di vedere questo nuovo prodotto nei banchi di vendita, occorre ricordare che le sue presunte proprietà benefiche devono ancora essere oggetto di studio da parte di organismi deputati a tale scopo e che, comunque sia, da un punto di vista prettamente legale, non è consentito denominare “pane” un prodotto al quale siano stati aggiunti i suddetti coloranti.

Purtroppo sembra che attualmente la strada intrapresa sia la medesima del pane nero sul quale, ormai mesi dopo la sua prima commercializzazione, si è riusciti a fare chiarezza in merito alle proprietà benefiche vantate (del tutto inesistenti) e al nome commerciale (anch’esso non poteva essere chiamato pane).

Rimaniamo in attesa di ulteriori sviluppi legati alla vicenda, non volendo necessariamente “essere contro” a prescindere, di fronte a questi che sembrano più che altro fenomeni mediatici, ma con l’intento di fornire una informazione più chiara ed esaustiva possibile.

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