
Il radon è un gas radioattivo presente nell’aria e proveniente dal decadimento dell’Uranio presente nelle rocce, nel suolo e nei materiali da costruzione.
L’accumulo avviene maggiormente all’interno negli ambienti confinati (ambienti indoor), dove in alcuni casi raggiunge concentrazioni tali da rappresentare un rischio non trascurabile per la salute della popolazione esposta.
È considerato la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco e ad esso sono attribuiti dal 5 al 20% di tutti i casi.
In base ai meccanismi di diffusione del radon da parte del suolo, i locali degli edifici collocati nei seminterrati o al pianterreno sono in genere quelli particolarmente interessati dal fenomeno.
Gli edifici maggiormente a rischio sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o fortemente permeabili, e che impiegano materiali da costruzione quali tufo, pozzolane, graniti.
Il livello di radon raggiunto negli edifici dipende da numerosi fattori, tra i quali la tipologia di edificio e il numero di ricambi d’aria, che a sua volta dipende dal grado di ventilazione naturale o artificiale.
Una delle cause principali per la quale aria ricca di radon affluisce dal suolo verso l’interno degli edifici è la depressione che si viene a creare tra i locali ed il suolo, in conseguenza della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’edificio.
La concentrazione di radon può subire sensibili variazioni giornaliere e stagionali e generalmente i valori più elevati si osservano nelle prime ore del mattino, quando la differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno delle abitazioni è maggiore. Per lo stesso motivo in inverno si avranno concentrazioni maggiori che in estate.
Nel Lazio, in particolare nelle province di Roma e Viterbo, è in corso, con il coordinamento diretto di APAT, una campagna di monitoraggio dei livelli di concentrazione di radon negli edifici basata su una suddivisione del territorio, rispetto alle quali vengono calcolati i valori medi.
Nella scelta casuale delle abitazioni da campionare è considerata un’ulteriore suddivisione in modo da avere un’omogenea distribuzione delle abitazioni campionate in ogni maglia.
Per ottenere una misura significativa del livello di radon medio cui si è esposti all’interno di un’abitazione è necessario tener conto che la concentrazione del radon varia nel tempo a causa dei numerosi fattori che condizionano questo fenomeno.
La presenza del radon in un ambiente chiuso varia continuamente sia nell’arco della giornata (di notte si raggiungono livelli più alti che di giorno) sia stagionalmente (in inverno si hanno concentrazioni maggiori che in estate).
Per questo motivo è importante che la misura si protragga per tempi lunghi, generalmente un anno.
In questo caso, in funzione del tipo di strumentazione impiegata la misura può articolarsi in uno o più rilievi consecutivi (generalmente due campagne semestrali, una invernale ed una estiva).
Lo strumento di misura più opportuno per rilevazioni di lungo periodo è il cosiddetto dosimetro passivo.
I dosimetri passivi sono di piccole dimensioni e non necessitano di alimentazione elettrica; essi forniscono un valore medio della concentrazione di radon in aria nel periodo di esposizione (detto anche periodo di campionamento). I dosimetri sono costituiti da un contenitore di materiale plastico, che ospita un elemento sensibile al radon (rivelatore a tracce o elettrete).
Questi strumenti non emettono alcuna sostanza o radiazione.
I dosimetri possono essere collocati in un locale, ad esempio appoggiati sulla superficie di un mobile, su una mensola, etc., per un determinato periodo di tempo, al termine del quale vengono restituiti al laboratorio per l’effettuazione dell’analisi.
Per proteggere la popolazione dall’esposizione al radon presente nelle abitazioni in Italia non esiste attualmente una normativa specifica, ma si applica una Raccomandazione dell’Unione Europea (Raccomandazione 90/143/Euratom), la quale indica i valori oltre i quali si “raccomanda” di intraprendere azioni di risanamento.
Questi valori sono espressi come concentrazione media annua di radon in aria e corrispondono a:
- 400 Bq/m3 per edifici già esistenti;
- 200 Bq/m3 per edifici di nuova costruzione (da progettare).
A differenza di quanto accade per le abitazioni, allo scopo di tutelare i lavoratori e la popolazione dall’esposizione al radon negli ambienti di lavoro in Italia si dispone di una normativa specifica (Decreto Legislativo n. 241/2000), in vigore, derivante dal recepimento della Direttiva 96/29/Euratom.
Tale norma prevede la misura della concentrazione di radon in tutti i locali di lavoro posti in sotterraneo e nei locali di lavoro posti a qualunque piano situati in aree geografiche ove il rischio da radon è più elevato.
Il Decreto fissa inoltre un valore di riferimento oltre il quale il datore di lavoro deve adempiere ad una serie di obblighi, primo tra tutti il risanamento dei locali stessi.
Il valore di riferimento (livello di azione) è espresso come concentrazione media annua di radon in aria e corrisponde a 500 Bq/m3.
Il Gruppo Maurizi effettua la valutazione del rischio radon, in ottemperanza alla normativa vigente, mediante l’utilizzo di campionatori passivi che, lasciati indisturbati per un periodo di un anno solare (due campagne semestrali per il periodo invernale ed estivo) nelle postazioni individuate, saranno in grado di registrare i livelli di radioattività alfa e consentiranno di redigere il documento attestante la presenza o assenza del radon e le eventuali misure da adottare per la mitigazione.
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