
La proliferazione di legionella all’interno delle strutture termali è un’eventualità tutt’altro che improbabile e che dev’essere gestita con professionalità e tempismo, per assicurare la piena efficienza di tutti gli impianti.
DOVE NASCE IL PROBLEMA
La Legionella è un batterio ubiquitario che prolifera negli ambienti umidi in cui trova condizioni favorevoli, quali il ristagno e temperature comprese tra i 20 e i 50°C. Tali condizioni vanno spesso di pari passo con quanto si riscontra negli stabilimenti termali, dove le acque utilizzate per i trattamenti possono trovarsi proprio in questo intervallo e quindi dare luogo a proliferazioni incontrollate.
QUALI SONO I RISCHI
La crescita di legionella all’interno degli impianti termali può comportare gravi rischi per la salute di coloro che si sottopongono ai trattamenti, che non devono essere sottovalutati.
L’inalazione di legionelle attraverso le microgocce di acqua sotto forma di aerosol, da parte di soggetti debilitati o con sistema immunitario compromesso, causa l’insorgenza di patologie quali la febbre di Pontiac o, nei casi più gravi, la Legionellosi.
Questo tipo di evento è quindi probabile nell’ambito di trattamenti termali che si basano proprio sulla nebulizzazione di acque calde o tiepide, soprattutto nei confronti di persone con condizioni di salute non del tutto perfette.
COSA CHIEDE LA LEGGE
La normativa italiana richiede che i gestori delle strutture termali applichino i protocolli dettagliati all’interno delle Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della Legionellosi, aggiornate nel 2015.
Uno dei principali adempimenti richiesti dalle Linee Guida è rappresentato dalla valutazione del rischio, finalizzata all’adozione da parte della struttura di idonee misure preventive. I gestori devono, quindi, redigere e periodicamente aggiornare, almeno una volta l’anno, un documento che tracci formalmente tutte le attività svolte per ridurre la probabilità di proliferazione del batterio.
Inoltre, ogni volta che ci siano sospetti di variazioni nelle condizioni degli impianti, ad esempio a seguito di ristrutturazioni o casi di contaminazione, si dovrà rivalutare il rischio e prevedere nuove misure di gestione del rischio.
Il documento di valutazione e, di conseguenza, il piano di controllo implementato dalla struttura, deve comprendere non solo gli impianti di distribuzione ed erogazione delle acque termali, ma anche tutti gli altri impianti a rischio, ad esempio quelli idrosanitari o aeraulici.
CHI PUO’ AIUTARE
Il processo di valutazione del rischio deve essere guidato da professionisti esperti, in grado di individuare con precisione i punti critici per una potenziale proliferazione. Nella maggior parte dei casi, la fase di studio delle condizioni dell’impianto non può prescindere da campionamenti analitici delle acque (termali e non) volti a individuare eventuali contaminazioni già in atto, da contrastare immediatamente.
L’esperienza in questo settore è essenziale per guidare, poi, il gestore dello stabilimento termale nei processi di riduzione e gestione del rischio, indicando le migliori prassi e le tipologie di trattamenti manutentivi e igienici più corrette e idonee per la specifica realtà.
I tecnici e i consulenti di Gruppo Maurizi, forti dell’esperienza pluriennale nella gestione di impianti di ogni complessità, possono assistere i gestori degli stabilimenti termali in ogni fase del processo di gestione.