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Il mal di schiena: numeri,cause e misure da adottare

By 1 Agosto 2017Luglio 22nd, 2022Sicurezza sul Lavoro3 min read
mal di schiena lavoro

I disturbi muscolo-scheletrici rappresentano uno dei disturbi più comuni legati al lavoro e affliggono milioni di lavoratori europei, per un costo quantificato in miliardi di euro a carico dei datori di lavoro.

La lotta al complesso delle malattie e dei disturbi muscolo-scheletrici da sovraccarico biomeccanico (DMS) non solo contribuisce a migliorare la vita dei lavoratori, ma è anche una scelta molto sensata per le imprese.

Tra i DMS più ricorrenti, il mal di schiena, comunemente chiamato lombalgia, è un disturbo che può manifestarsi a qualsiasi età e rappresenta la patologia umana più frequente dopo il raffreddore, spesso dovuta al lavoro.

 

Il dolore percepito può essere acuto o cronico, e rappresenta una delle cause tipiche di assenza dal lavoro.

Per meglio rendersi conto dell’ordine di grandezza di questo problema, secondo stime dell’Unione Europea, quasi il 25 per cento dei lavoratori soffre di mal di schiena, e una percentuale di poco inferiore (circa il 23 per cento) lamenta dolori muscolari di vario genere.

Al di sopra ai 50 anni il mal di schiena interessa la maggior parte della popolazione adulta, ovvero il 60-80% dei soggetti, e la quasi totalità di quelli sopra ai 60 anni.

Per quanto riguarda i lavoratori, secondo i dati Inail del 2013, su 700.000 infortuni 25.760 hanno interessato la colonna lombare, con un danno permanente riconosciuto in 1.470 casi.

Il mal di schiena è dunque, un problema notevole anche per gli elevati costi sociali derivanti dalla limitazione funzionale e dalle conseguenti ricadute sul ssn, sull’attività produttiva e in particolare sull’Inail.

 

Cause e responsabilità principali

Questa situazione deriva, in primo luogo, da condizioni, modalità e procedure di lavoro non corrette:

circa il 62 per cento dei lavoratori svolge operazioni ripetitive con le mani o le braccia per un quarto dell’orario di lavoro; il 46 per cento lavora in posizioni dolorose o stancanti; il 35 per cento trasporta o movimenta carichi pesanti.

Se da un lato il binomio “movimenti ripetitivi-sollevamento di carichi eccessivi” in modo non corretto può essere ritenuta la causa primaria di lombalgie, dall’altro anche la sedentarietà dei lavoratori che trascorrono il 90% della loro giornata lavorativa seduti ad una scrivania (tipiche attività d’ufficio, telelavoro, call center…) può rappresentare un motivo tutt’altro che trascurabile di incidenza del fenomeno.

Questo per l’ergonomia della postazione di lavoro, spesso non adeguata, e quindi per posture assunte e mantenute per lunghi periodi che possono portare ad una diminuzione costante ed inesorabile della propria mobilità articolare o a posture “viziate” che vengono ricalcate nelle abitudini extra lavorative (seduti a tavola, in auto, sul divano…).

I DMS sono un rischio in gran parte evitabile, senza particolari oneri aziendali e senza stravolgere l’organizzazione lavorativa.

I datori di lavoro, e gli stessi lavoratori, possono contribuire a prevenire, o comunque a ridurre, la maggior parte di questi problemi, applicando e osservando le norme vigenti in materia di salute e sicurezza, nonché le cosiddette “buone prassi” e “norme di buona tecnica”, spesso intuitive e riconducibili, semplicemente, al buon senso.

 

Tuttavia il Testo Unico per la salute e la sicurezza dei lavoratori (D.Lgs.81/08) prescrive misure da adottare per la tutela della salute della schiena, in particolar modo per chi lavora al videoterminale e per chi movimenta carichi.

Vi è l’obbligo, dunque, di frequentare specifici corsi per lavoratori ai sensi dell’accordo stato regioni del 21/12/2011, per poter essere informati riguardo le opportune tecniche di sollevamento e la postura corretta da assumere durante la giornata.

Infine, è possibile effettuare valutazioni specifiche relativamente all’ergonomia delle postazioni di lavoro già in uso per identificare le criticità, quindi le azioni correttive e le migliori misure di prevenzione, definendo in primis i requisiti ergonomici delle postazioni e quindi il loro corretto utilizzo da parte dei lavoratori.

 

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