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Il Microclima: l’esposizione al caldo e al freddo.

By 27 Agosto 2018Luglio 15th, 2022Sicurezza sul Lavoro3 min read
microclima Sito

Il microclima é l’insieme dei fattori (sinteticamente: temperatura, umidità, velocità dell’aria) che regolano le condizioni climatiche di un ambiente chiuso come ad esempio un ambiente di lavoro o la propria abitazione. 

Considerando che la maggior parte della popolazione trascorre il 75-80% del tempo all’interno di edifici chiusi, è facilmente intuibile l’importanza della qualità del microclima per il benessere dell’uomo. 

Lavorare in  un ambiente salubre e in cui il comfort è elevato è fondamentale e ha anche effetti positivi sulla produttività. In un ambiente lavorativo dove si sta bene, si vive meglio.

Si lavora meglio. E si produce di più.

Il Decreto legislativo 81/2008, classifica nel Titolo VIII (art. 180) il microclima tra gli agenti fisici che, ai sensi dell’art. 181, devono essere compresi nella valutazione dei rischi.

Sono tanti i fattori che possono provocare discomfort in un ambiente lavorativo. Gli scambi termici tra ambiente e lavoratori (definito con l’equazione del bilancio termico), è un elemento molto importante di ogni valutazione dei rischi.

Infatti l’ambiente termo-igrometrico in cui opera un lavoratore non solo può comprometterne la sicurezza e salute, ma può essere non adeguato alla attività e creare vere e proprie sensazioni di disagio (discomfort).

Ricordiamo che un ambiente si trova in condizioni termicamente confortevoli quando:

“una elevata percentuale di persone poste all’interno dello stesso, soggette ad analoghe condizioni di vestiario ed attività fisica, non è in grado di dire se preferirebbe una temperatura più alta o più bassa”.

Per attività lavorative leggere è bene ricordare quali possano essere considerate condizione di benessere in funzione della stagione in corso, in particolare:

  • Stagione estiva:

    • temperatura compresa tra 23 °C e 26 °C”;

    • differenza verticale di temperatura dell’aria tra 1,1 m e 0,1 m dal pavimento (livello testa e caviglia da seduti) deve essere minore di 3 °C”;

    • umidità relativa compresa tra il 30% e il 70%”.

    • differenza di temperatura tra esterno e interno non superiore a 7°C, al fine di evitare sbalzi termici eccessivi entrando/uscendo (al fine di ridurre il rischio di possibile “shock termico”, con conseguenze spesso molto gravi)

 

  • Stagione invernale:

– temperatura operativa compresa tra 20 °C e 24 °C”;

– differenza verticale di temperatura dell’aria tra 1,1 m e 0,1 m dal pavimento (livello testa e caviglia da seduti) deve essere minore di 3 °C;

– temperatura superficiale del pavimento normalmente deve essere compresa tra 19 °C e 26 °C, ma si possono progettare sistemi di riscaldamento a pavimento a 29 °C”;

– l’asimmetria della temperatura radiante dovuta a finestre o ad altre superfici fredde verticali deve essere minore di 10 °C (rispetto ad un piccolo elemento piano verticale posto a 0,6 m dal pavimento);

– l’asimmetria della temperatura radiante dovuta ad un soffitto caldo (riscaldato) deve essere minore di 5 °C (rispetto ad un piccolo elemento piano orizzontale posto a 0,6 m dal pavimento);

– l’umidità relativa deve essere compresa tra il 30% e il 70%”.

Una corretta valutazione del microclima ambientale e del confort dei lavoratori avviene mediante la misurazione strumentale di parametri ambientali ed individuali, misurazione seguita dall’elaborazione di specifici indici di comfort che permettono di esprimere numericamente le condizioni microclimatiche di un ambiente, quindi di programmare eventuali interventi migliorativi e/o predisporre specifiche misure di prevenzione e protezione. 

Rimandiamo per approfondimenti alla recente pubblicazione dell’INAIL: LA VALUTAZIONE DEL MICROCLIMA – edizione 2018.

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