
Pane nero, non è pane, ma si può fare!
Il suo successo è dovuto principalmente alla “presunta” proprietà di contrastare gonfiore addominale e flatulenza vantata dal prodotto.
Il Ministero della salute ha però dichiarato che il carbone attivo agisce sul gonfiore addominale solo se assunto nel rispetto di quantità e tempi determinati (1g almeno 30 minuti prima del pasto e 1g subito dopo). In caso contrario, è da considerarsi un semplice colorante (classificato come colorante E153 dal Reg. UE 1129/2011).
Ma anche l’utilizzo del carbone vegetale come colorante all’interno di prodotti da forno come il pane ha sollevato numerose perplessità circa la correttezza della pratica.
L’intervento del Ministero della Salute:
In merito al pane nero, con la nota 47415 del 22 Dicembre 2015, il Ministero della Salute ha chiarito che:
1. è ammissibile la produzione di un “prodotto della panetteria fine” denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea in materia (“quantum satis” cioè non è specificata una quantità numerica massima e le sostanze sono utilizzate conformemente alle buone pratiche di fabbricazione, in quantità non superiori a quella necessaria per ottenere l’effetto desiderato e a condizione che i consumatori non siano indotti in errore);
2. non è ammissibile denominare come “pane” questo prodotto, né fare riferimento al “pane” nella etichettatura, presentazione e pubblicità dello stesso, sia nel caso di prodotti preconfezionati che sfusi;
3. non è ammissibile aggiungere nella etichettatura, presentazione o pubblicità del prodotto stesso alcuna informazione che faccia riferimento agli effetti benefici del carbone vegetale per l’organismo umano.
Pane nero, si può fare se non è “pane”
È pertanto possibile produrre e commercializzare un alimento in cui agli ingredienti base (acqua, lievito e farina) venga aggiunto il carbone vegetale purché tale prodotto non venga assolutamente denominato “pane” ma “prodotto della panetteria fine con aggiunta di carbone vegetale” e purché al prodotto non venga attribuita alcuna proprietà benefica.