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Il trattamento meccanico biologico dei rifiuti

By 11 Febbraio 2019Luglio 14th, 2022Sicurezza Ambientale3 min read
rifiuti

Una delle domande che spesso si pongono i consumatori è la destinazione finale del rifiuto.

La raccolta differenziata è divisa in macro settori quali:

  • carta,
  • plastica,
  • metalli,
  • vetro.
  • organico

e viene gestita dai consorzi di settore o dagli operatori dedicati al riciclo.

La frazione indifferenziata al contrario viene inviata in impianti per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti.

Il funzionamento degli impianti di questo tipo è molteplice, nel dettaglio vediamo come funziona il TMB a flusso differenziato.

trattamento meccanico dei rifiuti

 

Premesso che la tipologia di rifiuto che può essere conferito nei TMB comprende il rifiuto indifferenziato proveniente da raccolta differenziata, il rifiuto proveniente dalla raccolta e dallo spazzamento delle strade e il rifiuto proveniente da impianti di trattamento di altre tipologie di rifiuto i quali nei loro processi industriali producono delle frazioni che non possono essere smaltite o trattate in modo diverso.

 

La prima operazione che viene effettuata nei TMB è la triturazione primaria attraverso un macchinario detto “rompi sacchi” che ha lo scopo di rendere omogenea la pezzatura del rifiuto e prepararla ai prossimi trattamenti.

La frazione così ottenuta passa attraverso un vaglio primario il quale ha lo scopo di separare la frazione grossolana (composta da plastiche, metalli, legno ed altro materiale), dalla frazione fine composta principalmente da frazioni umide ed altri materiali.

 

In uscita dal vaglio primario pertanto si hanno due linee, la linea del sovvallo e la linea del sottovaglio.

 

Il sovvallo a sua volta viene separato in una frazione leggera – il CDR ossia il combustibile da rifiuto che essendo formato principalmente da materiale plastico ha un alto potere calorifero e può essere avviato a recupero nei termovalorizzatori –  ed in una frazione pesante composta da materiale diverso – che non può essere né riciclato ne riutilizzato ed ha come destinazione finale la discarica – e da metalli che vengono separati attraverso delle macchine apposite (deferrizzatore per la frazione ferrosa e separatore ad induzione magnetica per i metalli non ferrosi quali rame e alluminio).

 

Il sottovaglio viene inviato nei bacini per la produzione della Frazione Organica Stabilizzata (FOS).

Nei bacini avviene il trattamento biologico del rifiuto residuo attraverso una degradazione della frazione organica ad opera dei microorganismi aerobici.

Infatti nelle vasche viene mantenuto un certo grado di ossigeno per il trattamento aerobico e nelle quali il sottovaglio matura per circa 25 giorni, perdendo fino al 30% in peso dovuto alla disidratazione della componente organica (le temperature possono arrivare fino a 65°C).

 

La FOS così ottenuta è un composto di materiale organico stabilizzato, metalli, plastiche ed altro che viene avviato a successivo trattamento chiamato raffinazione.

Lo scopo della raffinazione è quello di separare ulteriormente, attraverso un processo meccanico (vagli e separatori metallici), le diverse frazioni che compongono la FOS ed ottenere un prodotto libero da metalli e plastiche.

La FOS raffinata viene infine utilizzata come copertura provvisoria delle discariche e come prodotto per il ripristino ambientale di vecchie cave o rilevati stradali.

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