
Lo scorso 10 ottobre il Ministero della Salute ha pubblicato la Relazione al Piano nazionale additivi 2015-2018 relativa ai dati 2017.
Dal 2015 al 2017 è stato applicato il Piano nazionale additivi alimentari e finalmente si tirano le somme di quanto emerso.
Complessivamente sono stati analizzati ben 3.627 campioni, comprensivi di alimenti (3.458) e di additivi tal quali (169), per un totale di 12.416 determinazioni analitiche.
Partiamo innanzitutto dalla definizione di additivo, riportata dal Reg. CE 1333/2008.
Cosa sono gli additivi alimentari?
“Per additivo alimentare s’intende qualsiasi sostanza abitualmente non consumata come alimento in sé e non utilizzata come ingrediente caratteristico di alimenti, con o senza valore nutritivo, la cui aggiunta intenzionale ad alimenti per uno scopo tecnologico nella fabbricazione, nella trasformazione, nella preparazione, nel trattamento, nell’imballaggio, nel trasporto o nel magazzinaggio degli stessi, abbia o possa presumibilmente avere per effetto che la sostanza o i suoi sottoprodotti diventino, direttamente o indirettamente, componenti di tali alimenti” .
La presenza di un additivo all’interno di un alimento deve essere indicata in etichetta nell’elenco ingredienti, con l’indicazione della categoria funzionale a cui appartengono (per esempio emulsionante, conservante, colorante) e poi da un numero preceduto dalla lettera E o dal nome per esteso dell’additivo stesso (per esempio: acido citrico o E330).
Gli additivi più frequentemente utilizzati nei prodotti alimentari sono gli antiossidanti, i coloranti, gli emulsionanti, gli stabilizzanti, gli agenti gelificanti, gli addensanti, i conservanti e i dolcificanti.
Dall’applicazione del piano nazionale additivi sono emersi dati importanti.
Lo studio ha fatto emergere, per esempio, la problematica che riscontrano alcune autorità provinciali/regionali nel reperire sul territorio additivi alimentari su cui poter effettuare le analisi previste. Questo proprio perché le aziende di produzione degli stessi non sono distribuite e presenti su tutto il territorio nazionale.
Il Ministero della Salute ci tiene però a ribadire che il campionamento degli additivi può essere effettuato anche presso le attività utilizzatrici, e non solo quindi presso quelle produttrici.
Le analisi effettuate hanno riguardato sia la verifica dell’impiego degli additivi nelle produzioni alimentari, sia la verifica dei relativi requisiti di purezza.
Per questo sono state effettuate anche analisi su prodotti alimentari, di cui di seguito se ne riportano i numeri:
Gli additivi alimentari maggiormente campionati per i requisiti di purezza, e per i quali è stata valutata quindi la presenza e concentrazione di metalli pesanti (arsenico, cadmio, piombo, cromo, mercurio, stagno) sono stati:
- acido citrico,
- acido sorbico,
- pectina,
- glicerolo,
- gomma arabica,
- curcumina,
- sorbitolo.
Nel 2017 non è stata rispettata la piena e completa attuazione, analizzando il 75% dei campioni previsti dal piano nazionale.
Di seguito le percentuali delle analisi effettuate per categoria funzionale e per categoria di alimenti.
Su 3458 campioni di additivi in alimenti, solo l’1.5% è risultato essere non conforme (in totale 51 campioni).
Le 51 Non Conformità risultano distribuite nelle diverse categorie alimentari come di seguito riportato:
Le non conformità sopra citate hanno portato in alcuni casi a comunicazione di ipotesi di reato per uso additivi non autorizzati o per limiti di legge superati oppure ad attivazione del sistema di allerta e irrogazione di sanzione per presenza uso di additivo non dichiarato in etichetta.
I risultati che si sono ottenuti con il primo triennio di applicazione del piano nazionale hanno evidenziano quanto segue:
- il sistema di categorizzazione del rischio utilizzato nel Piano, basato prevalentemente su indicatori di carattere valutativo/tossicologico, appare sostanzialmente adeguato
- complessivamente l’utilizzo degli additivi nelle diverse filiere di produzione avviene conformemente ai regolamenti e in modo controllato
- la percentuale riscontrata di prodotti non conformi è rimasta sostanzialmente costante (2% nel 2015, 1.3% nel 2016, 1.5 % nel 2017)
- l’analisi delle diverse tipologie di non conformità riscontrate confermano la necessità di monitorare l’uso corretto o non consentito di additivi negli alimenti, ponendo particolare attenzione ad additivi quali i solfiti, sanitariamente rilevanti
- i dati del 2017 confermano che la classe funzionale degli edulcoranti, risulta complessivamente ancora poco indagata sotto il profilo analitico, probabilmente per il ridotto numero di laboratori ufficiali con metodi accreditati per tali additivi.
Di seguito il link alla relazione, per una sua più approfondita lettura:
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2787_allegato.pdf