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In questo secondo capitolo del viaggio nel mondo dell’etichettatura ci spostiamo in un altro continente.

Se la prima tappa ci aveva condotti in Brasile, la seconda ci porta ad immergerci in una cultura completamente diversa: la Corea del Sud.

 

corea del sud cibo

 

L’etichettatura per questo mercato è probabilmente più ostica rispetto agli standard ai quali siamo abituati; basti pensare alle ovvie difficoltà linguistiche che si devono affrontare per confrontarsi con la scrittura per ideogrammi.

Fortunatamente il Ministero della Salute Coreano si è premurato di proporre una traduzione in Inglese delle principali normative, compresa quella sull’etichettatura.

Tuttavia ad una prima lettura non può non saltare all’occhio una evidente sgrammaticatura in alcuni passaggi, che rende particolarmente difficile l’interpretazione di quanto scritto.

Se a questo si aggiunge anche il seguente disclaimer presente in bella vista sulla prima pagina della traduzione

 

Note to reader: if there should be any differences between the original Korean texts and English translation, the original Korean texts shall prevail

Nota per il lettore: se dovessero esserci delle discrepanze tra il testo originale in Coreano e la traduzione in Inglese, il testo Coreano avrà la precedenza (N.d.A.)

 

è facile rendersi conto che  la prima differenza significativa per quanto riguarda il mondo dell’etichettatura Coreana, è proprio l’accessibilità all’informazione.

 

Detto questo, vediamo le principali peculiarità più prettamente “tecniche”.

Volendo cominciare da quello che è l’argomento forse più attuale in questo particolare momento, cioè gli allergeni, vediamo che già si presentano le prime difficoltà. Infatti come sempre quando si parla di allergeni, vi è la doppia difficoltà di gestirli sia a livello di etichettatura che a livello di procedure di autocontrollo.

In questa ottica è sempre utile quindi individuare gli allergeni “diversi”.

Per quanto riguarda la Corea, questo elenco comprende, tra gli altri, il grano saraceno, le pesche, il maiale, i pomodori!

Ciò è più che legittimo se si pensa che in genere un elenco allergeni viene stilato in base alle principali e più diffuse allergie presenti in un dato Paese.

Questo naturalmente, oltre a costituire un ostacolo in fase di etichettatura, costituisce anche una sfida in fase produttiva, in quanto sarà necessario gestire il pericolo allergeni alla luce di questo nuovo elenco (basti pensare ad una eventuale “cross contamination” da pomodoro che nessuno ha sicuramente mai dovuto gestire!)

 

Altra particolarità, che farà forse sorridere, è quella di dover aggiungere all’indicazione della quantità netta, quella delle calorie in modo che le due indicazioni appaiano accorpate sull’imballaggio.

Per alcuni cibi inoltre, vi è l’obbligo di apporre la data di produzione; in genere si tratta di cibi pronti al consumo.

Infine una breve parentesi sula tabella nutrizionale, che forse rappresenta lo scoglio più grande quando si vogliano conciliare elementi che si adattino a più Paesi.

Come per ogni mercato, anche quello Coreano infatti richiede un particolare formato con il quale indicare i valori nutrizionali, oltre alla tipologia dei parametri stessi, che presenta le sue particolarità.

Se infatti i parametri sono gli stessi di una Nutrition facts Statunitense, il layout della tabella e la disposizione dei parametri stessi è invece diverso.

Naturalmente molte altre sono le sfaccettature che si possono presentare in fase di realizzazione di un’etichetta per il mercato Coreano, tutte da considerare attentamente se si vuole entrare in questo mercato.

Un ultima parola deve essere dedicata agli importatori, i quali spesso possono costituire un ostacolo imprevisto, in quanto accampanti pretese che potremmo definire bizzarre, volte più a soddisfare un loro bisogno di “marketing” che un rispetto vero e proprio della norma.

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