Con la corsa all’acquisto di panettoni, pandori, torroni, cotechini…, soprattutto se venduti a prezzi concorrenziali, si riaccendono i fari sui rischi dei prodotti alimentari contraffatti ossia modificati, sofisticati o adulterati con la sostituzione, sottrazione o addizione di elementi che normalmente lo compongono e spesso di qualità inferiore o comunque trattati in modo da variarne la composizione naturale.
Oltre che essere illegali, questi prodotti possono causare gravi danni alla salute.
Contro la contraffazione alimentare continua “Io non voglio il falso” l’ultima campagna promossa dalla Direzione generale per la lotta alla contraffazione del Ministero dello Sviluppo Economico UIBM, insieme a 8 Associazioni dei Consumatori ACU, Adiconsum, Adoc, Assoutenti, Codici, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento difesa del cittadino e con il supporto di Federalimentare.
La campagna di comunicazione sulla lotta alla contraffazione va avanti da un anno, per sensibilizzare ed educare i cittadini-consumatori sul fenomeno della contraffazione, sull’illegalità e la pericolosità.
Soprattutto per rendere i consumatori più responsabili e consapevoli rispetto all’illegalità e ai rischi connessi all’acquisto di prodotti contraffatti in tema di salute e sicurezza nel settore alimentare.
Il prodotto alimentare contraffatto è realizzato senza rispettare standard di sicurezza e qualità, e può contenere ingredienti meno costosi sebbene corretti, ma di provenienza incerta.
Alla faccia dunque di procedure di tracciabilità, etichettatura e controllo, strumenti che nel nostro Paese garantiscono la sicurezza degli alimenti.
Se il prezzo ultracompetitivo del prodotto di marca può attirare il consumatore, il problema è che si rischia di ritrovarsi a mangiare, ad esempio, una mozzarella di bufala prodotta con latte in polvere della Bolivia corretto con siero di latte casertano (!).