La politica europea in materia di sicurezza alimentare è stata sottoposta ad audit da parte della Corte dei Conti europea.
L’audit si è incentrato sui pericoli chimici con l’intento di verificare se relativamente ad essi il modello di sicurezza alimentare dell’UE si fonda su solide basi ed è attuato in modo garantire la sicurezza dei prodotti alimentari consumati nell’UE.
Iniziato nel novembre del 2017, l’audit si è formalmente concluso dopo un anno con l’adozione della relazione finale che ha fatto seguito al contraddittorio con la Commissione europea.
La Corte dei Conti europea ha constatato che il modello di sicurezza alimentare dell’UE garantisce livelli di sicurezza più alti rispetto al passato (con riferimento al 2002, anno di emanazione del Reg. CE 178/2002), ed è non solo in linea con i più elevati standard a livello internazionale, ma punto di riferimento mondiale.
A conferma di ciò, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), “i cittadini dell’UE beneficiano dei più elevati livelli di garanzia al mondo in materia di sicurezza alimentare”.
Elementi vincenti di tale modello giuridico e organizzativo sono stati individuati nei seguenti aspetti:
- La struttura di governance, con una ripartizione delle responsabilità nell’analisi del rischio tra la Commissione e l’EFSA cui spetta la fase di valutazione scientifiche del rischio;
- Il principio di precauzione che permette l’adozione di “atteggiamenti” prudenti laddove esistano incertezze scientifiche nella valutazione della pericolosità delle sostanze chimiche.
- La chiara attribuzione delle responsabilità tra settore privato e autorità di controllo pubblico: il primo responsabile del rispetto della legislazione alimentare e dell’esecuzione dei controlli interni, in regime di autocontrollo; il secondo responsabile dell’esecuzione di controlli ufficiali. Tale ripartizione ha consentito alle autorità pubbliche di esercitare una tipologia di controllo più mirato, basato sui rischi, tenendo conto dei controlli privati, se affidabili.
Rispetto a quest’ultimo punto, la Corte ha preso atto delle verifiche condotte nel 2016 dalla Commissione in merito a possibili sinergie tra i controlli ufficiali, i controlli interni degli operatori del settore (in particolare mangimistico) e i regimi di certificazione privati raccomandando di perseguire in questa direzione al fine di migliorare l’efficienza dei controlli.
In effetti proprio rispetto ai controlli la Corte ha rilevato le maggiori criticità sia relativamente ai prodotti di importazione (il 13% degli alimenti consumati nell’Unione Europea) che rispetto ai prodotti realizzati negli Stati Membri.
Tali controlli non sempre coprano in maniera uniforme tutti i gruppi di sostanze chimiche e, in generale, alcune sostanze chimiche vengono ricercate più frequentemente di altre senza che sia stata effettuata una approfondita valutazione del rischio che giustifichi tale approccio.
Inoltre, la Corte ha evidenziato che a fronte di una incessante crescita del settore chimico e delle sempre più numerose richieste di autorizzazione di nuove sostanze, l’EFSA non riesce ad affrontare la crescente mole di lavoro, con il conseguente ritardo da parte del legislatore di adottare nuove leggi o di modificare quelle esistenti.
A conferma di ciò la Corte rileva che alcuni elementi delle disposizioni giuridiche dell’UE (disposizioni relative ad additivi, enzimi, aromi, integratori, residui di antiparassitari) devono ancora essere attuati o richiedono interventi della Commissione.