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Rapporto RASFF 2015

By 18 Aprile 2016Sicurezza Alimentare3 min read
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Sistema di Allerta Rapido per Alimenti e Mangimi (RASFF) – Rapporto Preliminare del 2015

La Commissione Europea ha recentemente pubblicato il Rapporto Preliminare Annuale sulle allerte sanitarie per il 2015.

Occorre ricordare che il sistema RASFF si fonda principalmente sull’Art. 50 del Reg. C.E. 178/02, il primo atto legislativo emanato dalla Commissione Europea e che ha dato il via all’intera legislazione in campo alimentare.

Tale Regolamento viene costantemente e periodicamente aggiornato e proprio uno degli ultimi aggiornamenti, entrato in vigore il 31 Gennaio 2011, ha delineato meglio alcune procedure relative alle notifiche, distinguendo in quelle che richiedono una risposta rapida (notifiche di allerta) e le altre notifiche (informative, e di respingimento ai confini).

In particolare si ha:

  • Notifica di allerta – quando un alimento, un mangime o un materiale a contatto con gli alimenti presentino un serio rischio per la salute umana o animale e siano commercializzati un uno Stato Membro diverso da quelli che esegue la notifica e che necessitino di una azione rapida di ritiro dal commercio..
  • Notifica informativa – quando un alimento, un mangime o un materiale a contatto con gli alimenti presentino un rischio non serio per la salute umana o animale o che non siano ancora stati posti in commercio.
  • Respingimento ai confini – riguarda un alimento, un mangime o un materiale a contatto con gli alimenti il cui ingresso nella Comunità sia stato bloccato a causa di un rischio per la salute umana o animale.

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Nel 2015 sono state trasmesse 3049 notifiche originali (cioè notifiche mai emesse prima), la maggior parte delle quali sono risultate essere “respingimenti ai confini”.

Da tutte queste notifiche, sono derivate 6204 notifiche di follow-up (cioè notifiche da altri Stati Membri relative  alle allerte emesse che di solito aggiungono informazioni su un particolare pericolo come le misure intraprese per contenerlo o la tracciabilità del prodotto).

In seguito ai diversi follow-up, 63 notifiche sono  state ritirate, a dimostrazione che in alcuni casi uno studio approfondito e l’interazione tra i diversi Stati Membri sono stati efficaci per comprendere meglio il pericolo e diminuire la condizione di allerta.

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È interessante notare come, rispetto al 2014, sia le allerte che i respingimenti al confine siano aumentati leggermente; tuttavia i dati sul medio periodo (2011-2015) indicano, a fronte di una diminuzione drastica dei respingimenti ai confini, un aumento delle allerte, ad indicare una probabile maggiore attenzione da parte dei Paesi Terzi nel soddisfare i parametri richiesti della U.E. nel campo della sicurezza degli alimenti, unita ad una attenzione maggiore a quello che avviene internamente ai confini dell’Unione.

Uno sguardo sui dati riguardanti i singoli Stati Membri evidenzia come, ormai da circa 10 anni, l’Italia sia all’avanguardia per quanto riguarda i controlli, risultando il Paese che effettua il maggior numero di notifiche (512, pari quasi al 18% del totale), frutto ovviamente sia del capillare lavoro delle Autorità Competenti che della particolare attenzione che nel nostro Paese è riservata alla sicurezza di quello che viene messo in tavola.

Numero di Notifiche per origine

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Altro dato interessante è quello relativo al numero di notifiche in base all’origine, che vedono abbastanza prevedibilmente al primo posto la Cina, seguita da altri Paesi terzi cosiddetti “emergenti” come India, Iran e Turchia. Tuttavia quello che è interessante notare in questa tabella è anche il dato relativo al tipo di pericolo, che evidenzia una netta predominanza delle aflatossine, ultimamente assurte al ruolo di nemico invisibile di molte filiere alimentari.

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Lo stato dell’arte

Il quadro che emerge da questo rapporto RASFF è indubbiamente interessante e incoraggiante allo stesso tempo, sia perché vi è la consapevolezza che il RASFF sta funzionando in modo corretto, riuscendo a tenere sotto controllo tanto i pericoli esterni quanto quelli interni alla Comunità, sia perché la Comunità Europea stessa ha dimostrato già nel corso degli anni passati di prendere in considerazione questi dati per trovare soluzioni sempre valide per contenere le allerte o gestirle al meglio e quindi per salvaguardare la salute del consumatore.

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