
Oggi, se il Senato approverà, il disegno di legge proposto dall’ex ministro dell’Alimentazione Guillaume Garot entrerà in vigore, inaugurando la politica di lotta allo spreco alimentare tanto a lungo auspicata.
La proposta di legge è partita “dal basso”, con le petizioni firmate in Francia dai tanti consumatori sdegnati dagli ultimi dati relativi agli sprechi: 30 kg di cibo pro capite buttati l’anno, invece di essere riutilizzati.
Più di duecentomila firme sono arrivate al Parlamento francese. La legge è passata alla Camera all’unanimità.
In attesa della legge, è già attiva una componente fondamentale della lotta allo spreco: l’obbligo, per i ristoranti che superano i 180 pasti al giorno, di dotarsi di confezioni adatte a portare a casa gli avanzi di cibo. Per i ristoranti che non dovessero rispettare tale disposizione è già previsto un sistema sanzionatorio.
Ma le multe non finiscono qui: la legge anti spreco alimentare oggi al vaglio del Senato francese, comporterà multe anche per i grandi supermercati (più di 400 metri quadrati di superficie) che entro Luglio 2016 non si saranno accordati per la ridistribuzione del cibo avanzato con i vari enti assistenziali.
Gli alimenti avanzati ma ancora commestibili infatti, potranno, e dovranno, essere destinati ad enti e associazioni che si occupano di nutrire i poveri e i senza fissa dimora, o che si occupano di realizzare mangimi per animali o compostaggio agricolo.
Lo spreco alimentare in Italia:
Un esempio da seguire questo della Francia, visto che anche in Italia i dati non vanno meglio. Anzi, vanno peggio:
Nel nostro Paese sono addirittura 76 i kg di cibo pro capite buttati l’anno, per una spesa di 8 miliardi di euro l’anno. Le stime Coldiretti mostrano che in Italia è carente la cultura stessa del riutilizzo del cibo:
il 33% delle persone intervistate ha dichiarato di non avere problemi a portare a casa il cibo avanzato al ristorante, ma solo il 10% di questi lo fa regolarmente.
Un provvedimento simile a quello francese è quindi più che auspicabile anche in Italia, dato anche che ridurre lo spreco di risorse giova a chi ha necessità di cibo così come a ridurre lo spreco di denaro, generando un moto solidale ed economico favorevole. Primi passi per raggiungere l’obiettivo possono essere il semplificare i regolamenti sanitari che al momento impediscono la cessione degli alimenti invenduti in buono stato di conservazione alle associazioni che li chiedono, o il ripetere iniziative “dal basso”.