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Nuovi controlli per le sostanze radioattive nell’acqua

By Sicurezza AmbientaleNo Comments

L’11 settembre 2017 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il DM 2 agosto 2017 recante “Indicazioni operative a carattere tecnico-scientifico, ai sensi dell’articolo 8 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 28”

 

Il contenuto delle indicazioni

Il presente decreto mira a fornire informazioni che garantiscono la corretta e omogenea applicazione del d. lgs n. 28/2016 sull’intero territorio nazionale, indicando i requisiti per il controllo delle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano.

In particolare vengono indicati i parametri per il rispetto dei valori del radon e del trizio.

Nella parte finale del DM vengono spiegati i provvedimenti da prendere in caso di non conformità dei parametri per le acque e le tempistiche per eventuali azioni correttive da intraprendere.

 

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Programma di controllo

Nel decreto ministeriale sono messe in evidenza le operazioni di carattere tecnico-scientifico elaborate in congiunzione con l’Istituto superiore di sanità.

Tale programma, che viene elaborato da ogni regione e provincia autonoma avvalendosi delle ASL o ARPA/APPA, deve riferirsi a tutte le acque destinate al consumo umano utilizzate nella regione o provincia autonoma.

Per quanto riguarda invece, le acque distribuite in reti idriche, esse vanno suddivise in zone di fornitura diverse, dando priorità al controllo delle zone che servono un maggior numero di persone. Analoga priorità, basata sul volume d’acqua va data al controllo delle acque utilizzate o nelle imprese alimentari o distribuite in contenitori oppure in cisterne non provenienti da rete idrica.

Il programma di controllo  e la sua elaborazione, spiegato nell’art.4, deve riguardare sia i controlli esterni che interni, contenere i dati sulle misure di radioattività, tutte le valutazioni preliminari effettuati e i criteri utilizzati.

Viene inoltre spiegata la procedura per l’invio del programma, che deve pervenire a mezzo PEC al Ministero della Salute, tramite la corretta compilazione di un documento in formato standard disponibile sul sito internet del Ministero e dell’Istituto superiore di sanità.

 

Esempi pratici di pianificazione dei controlli

Come anticipato, le operazioni finalizzate a rendere uniforme l’elaborazione del programma di controllo sono illustrate all’Appendice 1.

Nell’Appendice 2 sono illustrati ben 5 casi pratici di pianificazione dei controlli sia interni che esterni di reti idriche diverse tra loro.

 

Controlli delle sostanze radioattive

Nell’ allegato II del presente DM vengono illustrati i controlli delle sostanze radioattive.

I parametri da controllare sono uguali sia per controlli interni che esterni, nello specifico bisogna controllare la percentuale di radon, di trizio e la dose indicativa.

Per quanto riguarda il radon, la misura della sua concentrazione in acqua va effettuata per tutte le acque destinate al consumo umano.

Il controllo del trizio, invece,  va effettuato se si verificano due condizioni, ovvero se:

  • sono presenti una o più possibili fonti di tale radionuclide nell’area di approvvigionamento idrico della rete idrica presa in esame, rendendo quindi possibile una contaminazione;
  • non è possibile stabilire, nell’ambito delle valutazioni preliminari, sulla base di misure di AH-3, che è improbabile che AH-3 superi il relativo valore di parametro.

 

Anche della dose indicativa (DI), il controllo va effettuato se si verificano due condizioni, ovvero se:

  • è presente una o più possibili fonti di pressione di radioattività artificiale e/o NORM nell’area di approvvigionamento idrico (per esempio impianti nucleari, siti di stoccaggio di materie radioattive, depositi di rifiuti radioattivi, attività lavorative che comportano la produzione e lo stoccaggio di NORM, discariche, anche dismesse, di fosfogessi, oppure di rifiuti urbani o speciali) rendendo quindi possibile una contaminazione delle fonti idriche;
  • non è possibile stabilire, nell’ambito delle valutazioni preliminari, sulla base di misure di radioattività, che è improbabile che il valore della DI superi il relativo valore di parametro.
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Inquinamento acque sotterranee: un problema che persiste

By Sicurezza AmbientaleNo Comments

Nel corso delle attività di campionamento per il controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano condotte dal Servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione della ASL RM 6 nel 2011, è emersa la presenza di tetracloroetilene e tricloroetilene in aree ben delimitate dei Comuni di Pomezia e Ardea.

Tuttavia, la limitatezza dei dati allora disponibili e la particolare natura dei solventi, non consentiva di escludere la presenza di contaminazioni pregresse in aree limitrofe.

E’ stata così avviata una campagna mirata di campionamenti che ha consentito di far emergere un’area ancor più vasta di contaminazione delle acque sotterranee da sostanze clorurate di origine non naturale: Tricloroetilene (TCE) e Tetracloroetilene (PCE).

 

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Le fonti di esposizione a solventi organici clorurati per l’uomo sono rappresentate da aria, acqua e suolo.

Il tetracloroetilene e il tricloroetilene sono solventi organici di sintesi – cioè prodotti dall’uomo e non presenti in natura – contenenti cloro (solventi organici clorurati).

La diffusione dell’impiego dei solventi in molti settori produttivi, il lungo periodo nel quale queste sostanze sono state utilizzate, le quantità impiegate, le pratiche di smaltimento incontrollato nell’ambiente (soprattutto in passato quando non esistevano norme sul controllo di questo tipo di rifiuti), unite alle caratteristiche di diffusione e persistenza di questi composti nel suolo e nelle acque fanno si che oggi gli effetti degli inquinamenti da tetracloroetilene e tricloroetilene siano rilevati in molte aree italiane, tanto che questi contaminanti sono considerati ubiquitari.

Le condizioni di utilizzo e lo smaltimento di prodotti contenenti solventi organici clorurati avvengono oggi secondo norme rigorose per garantire l’assenza di rischi per l’uomo e per l’ambiente; pertanto gli inquinamenti che vengono rilevati sono effetto di fenomeni di rilascio dei composti nell’ambiente avvenuti in passato, o in qualche caso dovute a pratiche illecite e pericolose ancora oggi effettuate.

Alte concentrazioni di tetracloroetilene, in particolare in aree chiuse e poco ventilate, possono causare vertigini, mal di testa, sonnolenza, confusione, nausea, difficoltà di deambulazione, perdita di coscienza.

A seguito di contatto ripetuto si può manifestare irritazione cutanea.

La neurotossicità è l’effetto avverso maggiormente osservato sia dopo esposizione orale che per inalazione.

II tricloroetilene è cancerogeno per l’uomo attraverso tutte le vie di esposizione e rappresenta un potenziale pericolo per la salute umana per la tossicità a livello del sistema nervoso centrale, dei reni, del fegato, del sistema immunitario, del sistema riproduttivo maschile; effetti tossici sono anche rilevati a carico dello sviluppo dell’embrione e del feto.

Attraverso un coordinamento sinergico e finalizzato tra Asl Roma 6 (ex Roma H) e Arpa Lazio Sezione di Roma (Servizio Ambiente e salute e Servizio Suolo, rifiuti e bonifiche) si è potuta perimetrare l’estensione attuale del fenomeno e, sulla base delle evidenze raccolte, si è potuto notare che il fenomeno di contaminazione ha avuto probabilmente origine circa 15 anni ± 5 anni orsono ed è stato quasi sicuramente causato da smaltimenti illeciti di sostanze clorurate direttamente nel sottosuolo, con una o più sorgenti di contaminazione, al momento ancora sconosciute e plausibilmente all’interno dell’areale di interesse.

L’areale di vasta contaminazione da tricloroetilene e tetracloroetilene, comprende numerosi pozzi impiegati per la produzione agricola e animale, produzione alimentare, abitazioni private e a servizio di piccole comunità, non servite dalla rete di distribuzione pubblica.

Nel garantire la qualità delle acque fornite dai sistemi di distribuzione idro-potabili del territorio, Acea Spa ha attuato una serie di azioni di monitoraggio e studio, supportate da prove sperimentali, finalizzate a valutare la possibile evoluzione dei fenomeni di contaminazione a carico degli acquiferi che alimentano i pozzi del Laurentino, approvvigionamento idro-potabile principale dei comuni di Pomezia e Ardea.

Secondo le disposizioni da applicare ai privati (oltre che a enti, pubblici esercizi e aziende del settore alimentare) impossibilitati ad allacciarsi al pubblico acquedotto, deve essere acquisito il giudizio di idoneità al consumo umano delle acque emunte dai pozzi previa richiesta alla ASL-SIAN competente.

L’utilizzo dei pozzi è vietato in assenza del giudizio di idoneità al consumo umano e sono applicabili sanzioni specifiche per proprietari/gestori di pozzi inadempienti.

L’utilizzo di acque di pozzi privati che presentino valori di tricloroetilene e tetracloroetilene superiori (in termini di somma) a 10 μg/l è subordinato all’adozione di trattamenti specifici per la rimozione dei contaminanti, adeguatamente mantenuti e controllati.

Nella legislazione italiana, che ha recepito la normativa comunitaria sulle acque destinate a consumo umano (D.Lgs. 31/2001 e s.m.i.) sono adottati valori limite più conservativi rispetto ai valori guida definiti dalla OMS e sono pari a 10 μg/L come sommatoria delle concentrazioni di tricloroetilene e tetracloroetilene.

 

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