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L’ITALIA APRE ALLE COLTIVAZIONI OGM E SCOPPIANO LE POLEMICHE

By 15 Febbraio 2010Ottobre 30th, 2023Sicurezza Alimentare, Sicurezza Ambientale, Varie3 min read

Oggi circa l’80% dei nostri capi di bestiame viene alimentato da mangimi geneticamente modificati’ a dirlo è Paola Testori Coggi, direttore generale della Salute della Commissione Europea sottolineando che non esiste alcun rischio per la salute umana.

Sono quindici gli organismi geneticamente modificati, meglio noti come Ogm, autorizzati in Europa. Si tratta di dieci tipi di mais, due di soia e tre di colza importati dalle aree extra Ue e utilizzati come mangimi per gli allevamenti di tutti i Paesi della Comunita, Italia compresa. L’Europa non e’ in grado di produrre tutti i mangimi necessari ai nostri allevamenti animali ed e’ costretta perciò a importare mangimi fuori dall’Ue.

Finora di coltivazioni Ogm in Italia non se ne parlava proprio ma ora si apre qualche spiraglio e scoppia la bufera.

“Finché ci sarò io in Italia gli Ogm non si coltivano: interverremo con un decreto o con altri strumenti, stiamo valutando“. Questa la risposta arrivata l’8 febbraio scorso dal ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, cercando di porre fine alle polemiche che stanno attraversando il nostro Paese in tema di Ogm.

Il19 gennaio scorso è arrivato infatti il benestare del Consiglio di Stato alla coltivazione di mais transgenico in Italia. Il supremo organo amministrativo accogliendo il ricorso di un agricoltore friulano, ha “ordinato” al ministero delle Politiche agricole di concludere il procedimento d’istruzione e autorizzazione alla coltivazione del mais MON 810 (geneticamente modificato e per questo resistente ad alcuni insetti) prodotto dalla Monsanto, la multinazionale di biotecnologie agrarie, già autorizzato a livello comunitario, senza attendere la decisione delle Regioni sui piani di coesistenza, come previsto dall’iter tracciato dal decreto legislativo 212/2001 dall’ex ministro Gianni Alemanno.

Ogm=veleni A schierarsi contro gli Ogm al fianco di Zaia, oltre ad ambientalisti e verdi c’è anche la Coldiretti che ribadisce la difesa delle ‘coltivazioni ogm free’.

Scienziati autorevoli invece sono favorevoli soprattutto se si guarda al rapporto tra Ogm e fitofarmaci.Gli unici Paesi dove da 10 anni sta diminuendo l’uso di fitofarmaci sono quelli che hanno introdotto gli Ogm. Viceversa, dove gli Ogm sono proibiti, il commercio di veleni è in costante crescita” dice il professore Francesco Sala biotecnologo vegetale in un’intervista al Il Giornale.it  ribadendo che “fermare gli Ogm significa cancellare il made in Italy”.

Molto interessante e da consigliare, la lettura della risposta data sul blog di Dario Bressanini  (ricercatore universitario e autore di un libro ‘Tra leggenda e realtà. Chi ha paura degli organismi geneticamente modificati’) ad un articolo in merito agli Ogm pubblicato su ‘L’Espresso’ da Carlo Pedrini fondatore di Slow Food.

Di coltivazioni Ogm se ne occupa anche il nuovo Codice agricolo nazionale che, secondo l’annuncio dato a dicembre da Zaia, sarebbe dovuto entrare in vigore a febbraio ma che invece è stato bocciato alla Camera. Un unico riferimento normativo in campo agricolo che dovrebbe fare piazza pulita di tutte le leggi e leggine in materia mettendo in ordine in materie come le competenze statali e quelle regionali, l’attività agricola e le figure degli imprenditori agricoli, le società agricole, i contratti del settore e, appunto, le coltivazioni  Ogm.

Lo ‘schema di Decreto legislativo di riordino della normativa sull’attività agricola’ dopo avere ricevuto il sì del Senato è stato bocciato il 28 gennaio con una nota dalla Commissione Agricoltura della Camera  con la motivazione  ‘di approfondire’ il codice messo a punto dal Ministero delle politiche agricole e forestali e dal Ministero della semplificazione normativa. La Commissione Agricoltura richiede tempo anche per porre più attenzione all’integrazione necessaria con il settore agroalimentare.

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